Alphonso Boyle Davies è attualmente un calciatore del Bayern Monaco e della nazionale canadese.
Davies nasce nel novembre del 2000 nel campo profughi di Buduburam, in Ghana, dove i suoi genitori si erano rifugiati dopo lo scoppio della guerra civile in Liberia.
All’età di cinque anni, insieme alla sua famiglia, si trasferisce in Canada, in Ontario precisamente.
Dopo aver militato nelle giovanili di due squadre del posto, nel febbraio del 2016 firma con i Whitecaps FC II, militanti nell’USL Champioship. Diventando così, all’età di 15 anni, il più giovane giocatore a firmare un contratto professionistico nella lega calcistica americana.
Dopo aver battuto diversi record come esordiente e marcatore più giovane, a gennaio del 2019 arriva la vera svolta della sua carriera. E della sua vita. Firma un contratto fino al 2023 con una delle squadre più forti d’Europa e del mondo, il Bayern Monaco, con un ingaggio di partenza di 5 mln di euro all’anno.
Realizza la sua prima rete col Bayern nel 6-0 contro il Mainz, risultando il marcatore più giovane degli ultimi 20 anni del club bavarese. Il 23 agosto 2020 si laurea campione d’Europa partendo titolare nella finale di Champion’s League giocata contro il Paris Saint Germain, contribuendo alla vittoria finale dei bavaresi e diventando il primo calciatore canadese a conquistare questo trofeo.
Attualmente il suo ingaggio si aggira intorno ai 10 mln di euro all’anno.
Qualche settimana fa nel corso di una diretta Twitch, Davies si è lasciato andare a un sfogo che ha fatto discutere.
“La vita da calciatore professionista è fantastica, ti rilassi e ti diverti. Ma dopo l’allenamento non ho nulla da fare dal momento che non ho una famiglia e la mia ragazza non vive con me.
Probabilmente ho cinque amici, ma fondamentalmente sono solo e mi sento un perdente di successo.
È preoccupante non avere qualcosa da fare, soprattutto quando i tuoi amici hanno un lavoro”.
Questa storia mi ha fatto riflettere su quanto a volte siamo superficiali nel derubricare a “capricci da bambini viziati” i disagi di persone con un’oggettiva e rilevante disponibilità di denaro.
Non voglio certo dire che devi provare compassione per un ragazzone di poco più di 20 anni che probabilmente ha avuto tutto dalla vita, forse molto di più di quello che per lui era ragionevole attendersi solo 10 anni fa.
I calciatori ricchi e famosi, come anche le star di Hollywood, rappresentano probabilmente le ultime persone al mondo che dovrebbero godere della nostra compassione.
Ma non è questo il punto.
Sono dei privilegiati e lo sappiamo benissimo tutti, anche loro evidentemente.
Qui il discorso è un altro.
Mi lascia molto da pensare il fatto che ci siano così tante persone che raggiungono fama e ricchezza ma sembrano essere insoddisfatte e infelici.
Pertanto, una domanda mi sorge spontanea. Siamo davvero sicuri che i soldi, tanti soldi, significhino sempre e comunque felicità?
La TUA felicità
Ripeto sempre che i soldi sono solo un mezzo per realizzare qualcosa nella tua vita. Obiettivi che per te sono importanti e la cui realizzazione ti fa vivere bene.
Il fatto, poi, che questi obiettivi siano rappresentati da meri beni materiali, da esperienze o da qualsiasi altra cosa, conta fino ad un certo punto. Anzi conta molto poco secondo me.
Se vivere in una casa di lusso, guidare macchine sportive, circondarti degli oggetti più strani ti fa vivere bene e accresce la qualità della tua vita, probabilmente è quella la dimensione della TUA felicità. Se hai le possibilità per permetterti quello stile di vita e hai la tua situazione finanziaria in ordine e sotto controllo, perché non dovresti farlo senza pensare troppo al giudizio degli altri? Utilizzeresti semplicemente il tuo denaro come un mezzo per realizzare qualcosa che ti rende davvero felice e soddisfatto della tua vita.
Se, invece, ciò che ti rende felice e realizzato ed accresce la qualità della tua vita è viaggiare per scoprire gli angoli più reconditi del pianeta, va bene ugualmente. Utilizzerai il tuo denaro come uno strumento per raggiungere quella forma di felicità.
Se ciò che ti rende felice è aiutare chi è meno fortunato ad avere una vita migliore, allora vuol dire che quello è il tuo scopo. E’ quello il TUO personalissimo concetto di felicità ed utilizzerai il tuo denaro per renderlo concreto.
Come vedi parlo della TUA felicità nello specifico, non di felicità in generale. Perché non c’è scritto da nessuna parte che la TUA felicità debba necessariamente corrispondere alla definizione di felicità di qualcun altro. O che la TUA felicità debba essere rigidamente conforme ad un concetto precostituito e generalizzato. Ognuno raggiunge la SUA felicità in modi completamente differenti.
Ma ciò di cui le diverse declinazioni di felicità hanno bisogno per poter essere realizzate è il denaro. Quello è l’unico punto di contatto. Lo strumento attraverso il quale raggiungere ciò che costituisce il personalissimo concetto di felicità di ciascuno di noi.
Pertanto, il solo fatto di avere a disposizione denaro in quantità rilevanti, non vuol dire automaticamente essere felici. Vuol dire soltanto disporre di una grossa opportunità per la felicità. Hai un biglietto pagato. Ma se alla fine non utilizzi quel biglietto – ergo, non declini la dimensione della TUA felicità e non ti impegni ad utilizzare il tuo denaro per raggiungerla – non vedo come tu possa mai essere felice. Nemmeno con una montagna di denaro a disposizione.
I soldi intesi come fine ultimo, come un obiettivo da raggiungere a tutti i costi, non potranno mai regalarti la felicità, perché i soldi non sono la felicità. Sono solo uno strumento potentissimo per raggiungerla.
Puoi avere vagonate di soldi ma se cerchi la felicità nell’ultima riga del tuo estratto conto, mi spiace per te ma non potrai mai essere davvero felice. E se pensi che anche gli altri, solo perché hanno grosse disponibilità di denaro, abbiano automaticamente l’obbligo di essere felici, stai sbagliando tutto.
Probabilmente Alphonso, quel calciatore di 23 anni, ha una grossa opportunità per essere felice. Ma ancora non ha ben chiara quale sia la declinazione della SUA felicità per poterla raggiungere.
E come lui tantissime altre persone che hanno enormi disponibilità di denaro ma che sono infelici. Perché non hanno ben chiaro cosa vogliono dalla vita o perché hanno un malessere che, purtroppo per loro, il denaro non può curare.
In conclusione, tutti vorremmo raggiungere fama e ricchezza. Se affermassi il contrario sarei solo un ipocrita.
Ma alla fine penso anche che sia importante convincersi che le forme esteriori del successo, come fama e denaro, non si traducono automaticamente in un intimo sentimento di realizzazione e felicità.
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