Perché ribilanciare il portafoglio?

perchè ribilanciare il portafoglio

Nella mia prima casa avevo un bel pezzo di giardino.

In realtà, a dirla tutta, prima che fosse mia al posto del giardino c’erano solo sterpaglie perché il vecchio proprietario aveva lasciato il giardino andare in malora.

Perciò, quando acquistai quella casa la prima cosa che mi ripromisi di fare fu quella di dare una bella sistemata all’esterno per potermi godere la primavera e l’estate all’aperto.

Ed è quello che feci.

Progettai il giardino per come lo desideravamo io e mia moglie, scegliemmo con cura i tipi di piante e come abbinarle in base alle loro caratteristiche e al risultato d’insieme che volevamo ottenere.

Scegliemmo infine il tipo di prato e l’arredo.

Feci tutto da solo, senza l’aiuto di un giardiniere. Fu una bella fatica ma alla fine ne uscì un bellissimo giardino che potevo godermi ininterrottamente da marzo a ottobre.

Qualche tempo dopo aver venduto casa mi ritornò in mente il periodo in cui tagliavo regolarmente l’erba del prato e davo una sistemata qua e là alle piante.

Pensai che, dopotutto, investire è un po’ come fare giardinaggio.

Prima immagini come vorresti fosse il tuo giardino. Poi ti dedichi a studiare come abbinare le piante, il prato, l’arredo, per ottenere l’effetto finale che hai in mente.

Una volta fatto il lavoro grosso, periodicamente ti dedichi alla manutenzione. Tagli le piante e il prato laddove crescono di più, lasci crescere altre parti che ti sembrano ancora poco sviluppate, sistemi qualche angolo per farlo sembrare più bello e cose così.

Anche investire in autonomia funziona più o meno allo stesso modo.

Individui prima i tuoi obiettivi. Poi studi come miscelare le asset class nel tuo portafoglio per raggiungere quegli obiettivi. Infine, una volta costruito il tuo portafoglio, non devi fare altro che manutenerlo ribilanciando periodicamente.

E il ribilanciamento non è altro che fare giardinaggio, lasciando crescere ciò che non è cresciuto abbastanza e accorciando ciò che invece è cresciuto troppo. In sostanza mantieni tutto in equilibrio. Ed è proprio quello che fai il ribilanciamento periodico del portafoglio.

Ma andiamo a vedere come, quando e perché ribilanciare e quali sono i benefici per il tuo portafoglio.

Il ribilanciamento del portafoglio

Con il trascorrere del tempo, e a causa delle normali dinamiche di mercato, l’asset allocation del tuo portafoglio si modificherà.

Cioè l’esposizione del tuo portafoglio alle singole asset class varierà e si modificherà anche il peso di ciascuna di esse sul totale del portafoglio.

Immagina di aver strutturato il tuo portafoglio per un obiettivo di lungo termine con un’asset allocation formata dal 60% di azioni e dal 40% di obbligazioni a breve termine. Supponi che a seguito dell’apprezzamento dei mercati azionari la parte rischiosa (azioni) ora pesi per il 70% del tuo portafoglio e la parte meno rischiosa (obbligazioni) pesi per il 30%.

Ciò significa che il tuo portafoglio sarà diventato più rischioso rispetto a come lo avevi progettato, in quanto l’esposizione al mercato azionario è cresciuta del 10% rispetto a quella prevista originariamente.

Mentre, di conseguenza, l’esposizione alle obbligazioni si è ridotta dal 40% al 30%.

Pertanto, devi necessariamente riportare le asset class alle loro giuste proporzioni di partenza, ovvero 60% per la parte rischiosa del portafoglio e 40% per quella più conservativa.

Lo stesso accadrebbe nel caso opposto. Se il peso delle azioni si riducesse al 50% e quello delle obbligazioni salisse al 50% il portafoglio avrebbe un grado di rischio più basso rispetto a come lo avevi progettato e quindi andrebbe riportato alle proporzioni originarie.

L’operazione attraverso cui si riportano all’equilibrio originario le asset class prende il nome di ribilanciamento del portafoglio.

Ed è un’operazione che deve essere eseguita ogni qualvolta l’asset allocation si modifica per effetto delle dinamiche di mercato.

Nella sostanza il ribilanciare il portafoglio consiste nel vendere parte degli asset che si sono apprezzati per acquistare asset che si sono deprezzati (o apprezzati in misura minore). Riportando, quindi, l’asset allocation alle proporzioni desiderate per quel particolare portafoglio.

ribilanciare il portafoglio

Se la quota azionaria sale oltre quella voluta, aumentando il grado di rischio del portafoglio, venderai azioni per comprare obbligazioni. Viceversa, se la quota azionaria scende sotto quella desiderata riducendo il grado di rischio del portafoglio, venderai obbligazioni per acquistare azioni.

Ristabilirai, dunque, l’equilibrio iniziale nella tua asset allocation.

Se non ribilanci sistematicamente il tuo portafoglio corri il rischio che questo assuma un profilo rischio/rendimento inevitabilmente differente rispetto a quello desiderato.

E questo non va assolutamente bene. Infatti, corri il forte rischio di non riuscire a raggiungere l’obiettivo per cui hai costruito il portafoglio nei tempi stabiliti o di non raggiungerlo affatto.

Se non ribilanci periodicamente potresti, ritrovarti in una di queste situazioni, entrambe non ottimali:

  1. Ritrovarti con un portafoglio rischioso per obiettivi di breve termine che richiederebbero un profilo di rischio più basso, anche a costo di rendimenti più bassi;
  2. Ritrovarti con un portafoglio poco rischioso per obiettivi di lungo termine che richiederebbero rendimenti maggiori, anche al costo di un profilo di rischio più elevato.

Pertanto, la motivazione per cui devi ribilanciare è sostanzialmente quella di riportare il grado di rischio di un portafoglio a quello effettivamente desiderato. E di conseguenza riportarne il rendimento atteso a quello consono all’obiettivo.

Quando ribilanciare il portafoglio?

In linea puramente teorica, il ribilanciamento del portafoglio andrebbe eseguito ogni volta che il peso delle asset class in portafoglio si discosta da quello voluto.

Tuttavia, questo ribilanciamento continuo è impossibile da fare e sarebbe, oltretutto costoso.

Devi considerare, infatti, che ribilanciare comporta il sostenimento di costi.

Costi di transazione ma soprattutto costi in termini di imposte da pagare sulle plusvalenze.

Per ribilanciare, infatti, occorre vendere gli asset che si sono apprezzati. Ciò implica dover pagare le imposte sui profitti che, almeno in Italia, sono nell’ordine del 26% della plusvalenza realizzata (prezzo di vendita – prezzo medio di acquisto). Oppure del 12,50% se si tratta di titoli di stato o strumenti equivalenti.

E’ vero che le imposte prima o poi vanno pagate, ma è sempre meglio pagarle più in là possibile e soprattutto evitare di pagarle inutilmente.

Anche perché il pagamento delle imposte riduce la massa critica del tuo portafoglio con la spiacevole conseguenza che l’interesse composto lavorerà su una somma più bassa. Producendo, quindi, meno rendimento futuro.

Allora quando ribilanciare il portafoglio?

Io preferisco ribilanciare una volta all’anno e solo se la differenza tra l’asset allocation effettiva e quella desiderata è superiore al 5%. Se è uguale o inferiore al 5% non ribilancio e rimando tutto alla scadenza annuale successiva.

Ad esempio se l’asset allocation desiderata è formata dal 60%/40% tra azioni obbligazioni e alla data prevista per il ribilanciamento ti ritrovi con una asset allocation del 64%/36% o del 55%/45% allora non ribilanciare. Aspetta la scadenza successiva.

Un ±5% di disallineamento tra asset allocation effettiva e desiderata non fa nessuna differenza pratica, soprattutto per portafogli che non sono milionari.

Un’altra strada che puoi utilizzare per ribilanciare ed evitare di pagare imposte inutili è quella chiamata del ribilanciamento dinamico.

Consiste nel destinare i nuovi flussi di risparmio da investire agli asset che si sono deprezzati. In questa maniera aumenterai il peso di questi ultimi sul totale, evitando di dover vendere asset che si sono apprezzati e pagarci le imposte.

Supponi che l’asset allocation desiderata è del 60%/40% tra azioni e obbligazioni. Supponi anche che, per effetto dell’andamento dei mercati si è modificata nel 63%/37%. Allora utilizza il nuovo flusso dei risparmi da investire acquistando obbligazioni, in modo da ribilanciare (almeno in parte) il portafoglio.

Questa strada è più efficace quando il portafoglio è poco consistente in termini di valore.

Se hai un portafoglio che vale 100.000€ e un risparmio annuo di 10.000€ il risparmio pesa il 10% del portafoglio totale. Pertanto, puoi facilmente ribilanciare fino al 10% del portafoglio semplicemente utilizzando il nuovo risparmio per l’acquisto di asset che si sono deprezzati.

Ma se il tuo portafoglio vale 800.000€ e il tuo risparmio annuo da investire è di 10.000€ allora con poco più dell’1% di risparmio puoi fare ben poco se devi ribilanciare un 7% – 8% del portafoglio. In questo caso non hai alternative alla vendita di asset che si sono apprezzati per acquistare asset che si sono deprezzati.

Farai il contrario in caso di eventuali prelievi. Ovvero, preleverai vendendo asset che si sono apprezzati.

Benefici del ribilanciamento del portafoglio

Il principale vantaggio del ribilanciamento del portafoglio è quello indicato in precedenza. Ovvero ristabilire il profilo di rischio del portafoglio vendendo asset che si sono apprezzati per acquistare asset che si sono deprezzati o apprezzati in misura minore.

Ma in realtà ci sono altri due benefici che ottieni ribilanciando periodicamente il portafoglio. Uno di carattere finanziario e l’altro di carattere psicologico.

Il beneficio di carattere finanziario è rappresentato dalla possibilità di incremento del rendimento medio annuo. Alcune ricerche condotte sulle serie storiche hanno evidenziato come un ribilanciamento periodico del portafoglio possa aggiungere un rendimento fino allo 0,50% all’anno.

Non parliamo di chissà che rendimenti aggiuntivi, ma il fatto che in realtà sia quasi gratis è tutto guadagnato. Oltretutto, rappresenta un ulteriore beneficio per qualcosa che è già di per se positivo, come riportare il portafoglio al suo originario profilo di rischio.

Per darti un’idea concreta di cosa possa voler dire aggiungere uno 0,50% ai rendimenti di lungo periodo ti faccio un esempio concreto.

Supponi di avere un capitale di 100.000€ investito in un portafoglio che dia un rendimento medio annuo dell’8% e supponi di in investire ulteriori 5.000€ all’anno per 20 anni.

Un rendimento aggiuntivo dello 0,50% dovuto solo al ribilanciamento periodico vuol dire, nel caso specifico, un capitale finale aggiuntivo di oltre 58.000€.

Non male per qualcosa che dovresti comunque fare per mantenere il profilo di rischio corretto del tuo portafoglio.

Il beneficio di tipo psicologico del ribilanciamento del portafoglio attiene invece all’aumento della probabilità di mantenere i tuoi investimenti anche durante crolli di mercato.

Infatti, mantenendo il profilo di rischio del tuo portafoglio nei limiti di quanto riesci a sopportare, eviterai di vendere in preda al panico durante i mercati ribassisti.

ribilanciare il portafoglio

Se, infatti, l’azionario dovesse crescere molto ti ritroveresti con un portafoglio molto più rischioso di quanto, probabilmente, sei disposto a tollerare.

Se non ribilanciassi, un forte calo successivo del mercato azionario potrebbe farti perdere molto più di quello che avresti perso se avessi ribilanciato il portafoglio riequilibrando il rischio.

E la conseguenza peggiore, in questo caso è che tu, in preda al panico, venda tutto consolidando una perdita che avresti potuto tranquillamente evitare.

Questo beneficio psicologico, sebbene non ti dia un risultato evidente come, invece può fare un aumento del rendimento, è in realtà molto più importante.

Ti evita perdite che potrebbero allontanarti per sempre dall’investimento per paura di perdere ulteriore denaro.

Tutto ciò rende il ribilanciamento essenziale per il successo a lungo termine del tuo portafoglio.

Conclusioni

Il ribilanciamento del portafoglio, dunque, consente di riportare la tua asset allocation a quella desiderata. Serve a ristabilire, pertanto, le proporzioni desiderate tra le diverse asset class in modo da ristabilire il corretto profilo di rischio del portafoglio.

Per trarre il massimo dall’operazione di ribilanciamento del portafoglio, è sufficiente seguire queste linee guida:

  1. Definisci una scadenza periodica in cui verificare la necessità di ribilanciare. E’ sufficiente una volta all’anno;
  2. Se l’asset allocation del portafoglio effettiva si discosta di ±5% rispetto a quella desiderata allora vendi gli asset di cui vuoi abbassare il peso per acquistare asset di cui vuoi aumentare il peso, nelle quantità necessarie a ristabilire l’equilibrio voluto;
  3. Indirizza l’investimento del nuovo risparmio acquistando asset di cui vuoi aumentare il peso;
  4. In caso di prelievi, vendi asset di cui vuoi ridurre il peso.

Spero di esserti stato utile e ti ringrazio per avermi letto!

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