Un libero professionista, ancor più che un lavoratore dipendente, ha la necessità di dover investire per integrare la propria pensione futura.
In questo articolo ti fornirò una guida completa e facilmente comprensibile anche da chi non ha nessuna dimestichezza con questi temi.
Una guida utile per intraprendere questo percorso che, neanche a dirlo, non puoi più assolutamente rimandare.
Perché il libero professionista dovrebbe integrare la sua pensione futura
Iniziamo con il dire che per un libero professionista l’onere di garantirsi una pensione adeguata ricade completamente su di lui.
Non ha alle spalle un datore di lavoro che versa una parte dei contributi previsti, come avviene per i lavoratori dipendenti.
E, proprio perchè non ha un datore di lavoro, non c’è nessuno che accantoni per lui il TFR o che contribuisca per suo conto ad un fondo pensionistico.
Diciamo, tuttavia, che questi svantaggi dovrebbero essere compensati dalla possibilità di produrre nel tempo redditi più elevati rispetto ad un lavoratore dipendente. Maggiori redditi che compensino le minori tutele previste a livello retributivo e previdenziale.
Ormai anche i muri sanno che il sistema previdenziale pubblico, così com’è stato concepito in passato, non è più sostenibile.
Cosa vuol dire questo?
Vuol dire che in futuro si andrà in pensione sempre più tardi. E questo è ancor più vero per il libero professionista che ha iniziato a lavorare da poco.
E’ evidente che i giovani professionisti trentenni di oggi andranno in pensione a oltre 70 anni.
Così come è evidente che calo demografico e popolazione sempre più anziana porteranno nel prossimo futuro ad avere per ogni pensionato meno di due lavoratori che pagheranno i contributi.
Ora, dire che il sistema previdenziale e pensionistico italiano non è più sostenibile non vuol dire che presto collasserà.
Assolutamente no.
Vuol dire soltanto che, come già sta accadendo da almeno 10 anni a questa parte, le pensioni in futuro saranno sempre più basse.

Di conseguenza, la pensione cui avrai diritto non sarà sufficiente a garantirti lo stesso tenore di vita che avevi durante gli anni di lavoro.
Rispetto all’ultimo reddito percepito prima di smettere di lavorare, la pensione, ben che vada, sarà pari al 50%.
Questo ad oggi. Se le cose dovessero ulteriormente peggiorare in futuro non è da escludere un’ulteriore riduzione di questa quota.
Vuol dire che se il tuo ultimo reddito da lavoro sarà di 50.000€ l’importo della tua pensione si aggirerà intorno ai 25.000€ all’anno o meno. In sostanza devi tagliare il tuo tenore di vita di almeno la metà per vivere.
Ma in concreto, cos’è che puoi e devi fare oggi per evitare di dover tagliare della metà le tue spese domani?
Se ritieni che dimezzare le tue spese una volta in pensione non sia un problema, allora buon per te. Non hai un bisogno urgente di pensare a come dover integrare la tua pensione. Quindi puoi anche non fare assolutamente nulla e aspettare di ritirarti dal mondo del lavoro sperando che il sistema previdenziale non vada peggio del previsto.
Viceversa, se sei un libero professionista e ritieni di non meritarti di vivere con la metà del tuo reddito dopo aver lavorato per più di 40 anni, allora l’esigenza di integrare la tua pensione futura non può più essere rimandata.
Per questo ti indicherò gli strumenti che puoi utilizzare per prendere in mano il problema e risolverlo già oggi una volta per tutte.
I fondi pensione per il libero professionista
Un primo strumento utile per integrare la tua pensione futura può essere il Fondo Pensione.
Le scelte per il libero professionista in tema di Fondi Pensione si riducono sostanzialmente a due:
- Fondi Pensione Aperti (FPA)
- Piani Individuali Pensionistici (PIP)
Raramente il libero professionista può avere accesso ai Fondi Pensione Negoziali (FPN), dove l’adesione non avviene su base individuale ma collettiva, ovvero per lavoratori dipendenti appartenenti tutti allo stesso settore, azienda o contratto nazionale.
La caratteristica principale dei Fondi Pensione Aperti è che può aderirvi chiunque (dipendenti, liberi professionisti, disoccupati). Addirittura, qualora lo Statuto del fondo lo preveda, si possono iscrivere anche i figli e versare i contributi per loro conto.
Anche i Piani Individuali Pensionistici sono aperti a tutti ma si differenziano dai FPA perché sono costruiti utilizzando prevalentemente contratti assicurativi sulla vita.
La domanda che ti starai facendo ora è sicuramente questa: Come faccio a scegliere il fondo pensione adatto a me?
Innanzitutto il primo aspetto da tenere in considerazione nella scelta del Fondo Pensione è il comparto di investimento.
La selezione del comparto non è affatto una scelta banale. Scegliere il comparto sbagliato può influire in maniera determinante sul capitale (o sulla rendita) cui avrai diritto una volta in pensione.
Tutti i fondi pensione articolano la loro offerta su diversi comparti che si differenziano in base al potenziale rendimento e al livello di rischio. Perciò, troverai comparti più conservativi (costruiti con strumenti prevalentemente obbligazionari) e quelli più aggressivi (costruiti con strumenti prevalentemente azionari).
Per scegliere il comparto adeguato devi prima conoscere quanti anni ti mancano per andare in pensione ovvero qual è il tuo orizzonte temporale di investimento.
Se la pensione è ancora lontana, cioè ti mancano più di 12/15 anni, dovresti prendere in considerazione un comparto più aggressivo, cioè che contenga un’elevata quota di azionario (almeno pari al 60%).
Questo perchè nel lungo periodo il mercato azionario è quello che ha restituito i rendimenti maggiori. Oltretutto, quanto più lungo è l’orizzonte temporale tanto più basso è il rischio di perdere denaro con le azioni.
Se ti mancano molti anni per andare in pensione avrai molto più tempo per recuperare eventuali oscillazioni negative dei mercati azionari.
Quando invece ti mancano pochi anni alla pensione (meno di 5), dovresti optare per un comparto più conservativo, cioè con pochissimo azionario.
Se nel lungo periodo il mercato azionario restituisce rendimenti superiori rispetto a tutti gli altri strumenti finanziari con un basso rischio di perdere capitale, nel breve termine è invece molto più rischioso.
Scelto il comparto più adatto al tuo orizzonte temporale di investimento, il secondo aspetto che dovrai considerare nella scelta del Fondo Pensione è il suo costo, cioè l’ammontare delle commissioni che dovrai pagare annualmente sul capitale accantonato.
Ho già discusso abbondantemente su come i costi incidano in maniera pesantissima sul guadagno e come possono erodere anche la metà del capitale finale.
Tendenzialmente sono i Fondi Negoziali ad offrire i costi più bassi in assoluto ma, come detto in precedenza, quasi mai sono disponibili per il libero professionista.
Così come i PIP tendono ad avere i costi più alti in assoluto, proprio perchè contengono una componente assicurativa che fa lievitare il costo finale. Pertanto, quasi mai rappresentano la scelta migliore.
Restano i Fondi Aperti che solitamente si trovano in mezzo, a livello di costo, tra i fondi negoziali e i PIP.
Per farti un’idea dei costi dei Fondi Pensione puoi utilizzare il comparatore dei costi che la COVIP (Commissione di Vigilanza sui fondi pensione) mette a disposizione sul suo sito, diviso per tipologia di fondo (FPN, FPA, PIP) e comparti.
Generalmente, a parità di tutte le altre condizioni (comparto, quota di azionario, anni di permanenza nel fondo e capitale versato nel tempo), minore è il costo del fondo pensione e maggiore sarà la prestazione finale (in forma di rendita o di capitale).
Quindi meno paghi a livello di costo di gestione e maggiori saranno i rendimenti totali.
Fondi pensione e risparmio fiscale
Veniamo ora a un punto cruciale: il risparmio fiscale che ottieni aderendo ad un fondo pensione.
In Italia, i contributi versati ad un fondo pensione sono deducibili dal reddito imponibile fino a un massimo di 5.164,57 euro all’anno.
Cosa vuol dire che i contributi sono deducibili dal reddito imponibile? Vuol dire che l’imposta sul reddito (IRPEF) viene calcolata sottraendo dal tuo reddito i contributi versati al fondo pensione (per un massimo di 5.164,57€).
In questo modo l’imposta da versare all’erario risulterà più bassa.
Perciò se il tuo reddito imponibile annuo è di 40.000€ ma hai aderito ad un fondo pensione versando contributi nel corso dell’anno per 5.000€ (quasi il massimo previsto per la deduzione) allora l’IRPEF verrà calcolata solo su 35.000€ (40.000€-5.000€).
In questo caso specifico, l’imposta sul reddito da versare all’erario sarà di 8.890€ anziché di 10.640€ con un risparmio effettivo di 1.750€.
Se invece il tuo reddito imponibile è di 100.000€ e hai versato sempre i tuoi 5.000€ al fondo pensione, allora l’IRPEF sarà calcolata su 95.000€ anziché su 100.000€ dando luogo al pagamento di un’imposta di 33.490€ al posto di 35.640€ con un risparmio di 2.150€.
Se addirittura il tuo reddito è più basso, facciamo 30.000€ e versi sempre 5.000€ al fondo pensione, il risparmio in termini di imposta da versare all’erario sarà di soli 1.390€.
In soldoni, il risparmio fiscale non è poi così rilevante. Ed è tanto più basso quanto più basso è il reddito imponibile.
Parliamo di un risparmio tutto sommato contenuto anche se contribuisci al fondo pensione per l’importo massimo deducibile consentito (i famosi 5.164,57€).
Proprio per questo motivo non dovresti investire in un fondo pensione avendo come obiettivo solo il beneficio fiscale.
Ma nella realtà questo è lo specchietto per le allodole di chi vende fondi pensione (banche, assicurazioni, ecc.) per indurti a sottoscrivere i loro prodotti. Prodotti infarciti di costi talmente esagerati da rendere inutile qualsiasi tipo di discorso, sia in termini di risparmio fiscale sia in termini di crescita del capitale nel tempo.
C’è poi il risparmio fiscale in fase di erogazione della prestazione (capitale o rendita) una volta in pensione.
Infatti, la tassazione del capitale o della rendita avviene ad un’aliquota del 15% (eventualmente ridotta in proporzione agli anni di adesione al fondo fino ad un minimo del 9% se l’adesione al fondo ha durata di 35 anni), anziché alle aliquote IRPEF ordinarie.
Tuttavia, questo vantaggio viene controbilanciato dalla modalità di tassazione dei rendimenti dei fondi pensione e dal fatto che le norme sulla tassazione potrebbero cambiare in senso peggiorativo in futuro.
Quindi, riepilogando, per scegliere il fondo pensione più adatto alle tue esigenze di Libero Professionista i parametri che devi considerare sono i seguenti:
- Tipo di Fondo Pensione (Fondo Negoziale, Fondo Aperto e PIP), preferendo i primi qualora possibile ed evitando i PIP;
- L’orizzonte temporale, ovvero quanti anni ti mancano per andare in pensione, fondamentale per aiutarti a scegliere il comparto giusto tra quelli più aggressivi (prevalentemente azionari) e quelli più prudenti (prevalentemente obbligazionari);
- Costo annuo del fondo pensione, optando per quelli che costano meno degli altri a parità di comparto e di periodo di permanenza nel fondo;
- Risparmio fiscale, stando ben attento ad evitare di fare scelte basate solo su questo parametro.
Detto ciò, passiamo ora a valutare un’altra soluzione, eventualmente anche in aggiunta al fondo pensione, per integrare la pensione del libero professionista.
Investire per integrare la pensione del Libero Professionista
Ho detto prima che la pensione coprirà, ben che vada, al massimo il 50% del tuo ultimo reddito prima di smettere di lavorare.
Quindi sarà necessario coprire la differenza, chiamata Gap Previdenziale.
Ma per stabilire quale sarà effettivamente la somma da coprire in termini di denaro, per garantirti un tenore di vita almeno pari a quello che avevi prima di smettere di lavorare, è necessario fare alcuni calcoli.
Partendo dalla tua situazione previdenziale attuale è possibile stimare con un certo grado di attendibilità quella che sarà la tua pensione futura, in base alla normativa attuale.
Fatto questo, sarà possibile determinare l’obiettivo in termini di capitale finale necessario per colmare il gap tra tenore di vita desiderato (approssimato solitamente dall’ultimo reddito prima di andare in pensione) e importo netto della pensione erogata.
Per fare questo calcolo occorre tenere conto anche di eventuali altre entrate di cui godrai una volta in pensione, come rendite da immobili oppure da fondi pensione a cui hai aderito.
Il problema di integrare questo gap previdenziale con il fondo pensione è che i vantaggi in termini fiscali spesso non compensano i costi molto spesso esagerati (soprattutto dei FPA e dei PIP).
Così come il fatto che la flessibilità dei fondi pensione sia praticamente nulla (se si eccettua la possibilità di cambiare comparto) e che le somme non siano disponibili prima del raggiungimento dei requisiti per la pensione (eccetto che in alcuni casi).
Ecco perchè spesso la soluzione ideale per integrare la pensione futura e coprire il gap previdenziale del libero professionista è quella di investire direttamente in un portafoglio finanziario ben diversificato e, soprattutto, costruito con strumenti altamente efficienti.
Questa soluzione offre diversi vantaggi rispetto al fondo pensione.
- Maggiore flessibilità;
- Maggiore efficienza in termini di costi;
- Rendimenti potenzialmente maggiori.
Tutto ciò consente di puntare ad un obiettivo di capitale maggiore a parità di somme investite oppure allo stesso obiettivo di capitale con minori somme investite o in minor tempo.
Questa opzione richiede però la necessità di iniziare ad interessarsi a tematiche come la pianificazione finanziaria e gli investimenti per investire in autonomia.
In particolare come costruire un portafoglio di investimenti efficiente, quanto investire dei risparmi già a disposizione e quanto di quelli futuri, quali strumenti scegliere tra quelli disponibili sul mercato, ecc.
Oppure in alternativa rivolgerti ad un consulente finanziario indipendente che possa realizzare una buona pianificazione previdenziale e seguirti nel percorso di integrazione del gap previdenziale.
Io ti ringrazio per aver letto il mio post e ti aspetto al prossimo!
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