Inflazione: come difenderti

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Per vent’anni di fila, fino al 2021, in Italia e in Europa quella dell’inflazione è stata l’ultima delle preoccupazioni di politici, cittadini e Banca Centrale.

Per quest’ultima, il problema è stato addirittura inverso.

La BCE fino al 2021 cercava di riportare il tasso d’inflazione ad un “salutare” 2% annuo dopo due decenni di inflazione sotto l’1/1,5%.

Ma dal 2021 l’inflazione è ritornata prepotentemente alla ribalta.

Ha iniziato a riempire titoli di giornali e i talk-show televisivi di tutto il mondo. Ha monopolizzato l’attenzione dei banchieri centrali che hanno iniziato a riorganizzarsi per evitare che l’inflazione potesse sfuggirli di mano. Ma, soprattutto, ha iniziato ad alleggerire i nostri portafogli.

Eh si, perchè l’inflazione, in sostanza, si traduce in un aumento più o meno generalizzato dei prezzi che fa sentire i suoi effetti sulle nostre spese quotidiane e sui nostri risparmi.

Se vuoi approfondire il tema dell’inflazione, in particolare dei suoi effetti quando va fuori controllo, allora ti suggerisco il bellissimo libro di Adam Fergusson Quando la moneta muore che ti illustrerà sapientemente l’iperinflazione in Germania dei primi anni ’20.

Ma prima di addentrarci oltre facciamo un passo indietro.

Che cos’è l’inflazione?

Sgombro subito il campo da equivoci per puntualizzare che l’inflazione consiste tecnicamente in un aumento della quantità di denaro e banconote in circolazione e dei depositi bancari.

Tuttavia, semplificando, per inflazione intendiamo un aumento generale dei prezzi che non è l’inflazione in sè, ma è una conseguenza dell’inflazione monetaria.

Perciò, se non si fa chiarezza si rischia di confondere la conseguenza con la causa.

Questa puntualizzazione è doverosa perchè spesso l’inflazione monetaria non porta automaticamente ad un aumento generale dei prezzi. Così come un aumento generale dei prezzi non deriva sempre da un aumento della massa monetaria in circolazione.

Quindi, un aumento generale dei prezzi può essere l’effetto sia di inflazione monetaria sia di altri fattori non monetari (fattori macro-economici, geopolitici, ecc..).

Quali sono state le cause dell’aumento dei prezzi nel 2021/2023?   

Nel corso del 2022 l’inflazione media italiana è stata del’8,1% e nel 2023 del 5,7%. Ma venivamo da un decennio in cui l’inflazione era stata sempre sotto all’1,5% e anche in territorio negativo.

Ma cos’è che ha causato questo aumento generale dei prezzi dalla seconda metà del 2021 a tutto il 2023? Una conseguenza della politica monetaria o di altri fattori non monetari?

Come sempre, quando parliamo di economia, le cause non sono mai univoche e anche l’inflazione di questo periodo non fa eccezione.

Sicuramente dopo la pandemia da Covid-19 la poderosa iniezione di liquidità pompata dalle Banche Centrali di tutto il mondo ha dato una spinta monetaria all’aumento dei prezzi. Ma attribuire solo alla politica monetaria espansiva le colpe dell’aumento generalizzato dei prezzi sarebbe troppo semplicistico.

Ci sono state infatti tensioni geopolitiche che hanno fatto schizzare i prezzi delle materie prime, soprattutto quelle energetiche. Oltre a comportamenti speculativi da parte di grandi market-maker che hanno contribuito in maniera decisiva alla fiammata inflazionistica del periodo 2021/2023.

Entriamo però più in profondità nel tema principale del post, ovvero quello degli effetti dell’inflazione a livello di finanza personale.

Effetti dell’inflazione sui tuoi risparmi e sul tuo bilancio familiare

Indipendentemente dal tasso d’inflazione, sia esso alto o basso, l’effetto dell’inflazione sul denaro è sempre lo stesso: fargli perdere potere d’acquisto.

Spiegato più semplicemente, se un anno prima con 100€ acquistavi una certa quantità di beni oggi con gli stessi 100€ acquisterai una quantità inferiore di quegli stessi beni.

Quanto inferiore? Questo dipende dal tasso di inflazione di quei beni in particolare.

Di conseguenza, tanto più alto è il tasso di inflazione di un certo paniere di beni tanto meno di quei beni potrai acquistare con la stessa quantità di denaro.

A questo punto penso che ti sia già chiara la prima conseguenza dell’inflazione sul tuo bilancio personale o familiare.

Le spese cresceranno di anno in anno anche se i tuoi consumi e il tuo tenore di vita resteranno stabili.

Questo perchè sono i prezzi ad aumentare a parità di quantità acquistate.

Ma non è tutto, perchè l’inflazione colpisce anche più duramente i tuoi risparmi, soprattutto se lasciati liquidi su conti correnti e conti di deposito.

Se hai 100.000€ depositati sul tuo conto corrente, l’inflazione ne erode progressivamente il potere d’acquisto. La la conseguenza è che di anno in anno con quello stesso denaro depositato sul tuo conto potrai acquistare una quantità via via inferiore di beni.

E tieni presente che l’inflazione è cumulativa, nel senso che si accumula di anno in anno.

Se il tasso di inflazione si riduce nel corso del tempo vorrà dire soltanto che il tuo denaro perderà potere di acquisto meno velocemente rispetto a prima, ma continuerà comunque a perderlo.

E se ad un certo punto l’inflazione dovesse arrestarsi e andare a zero, tutto il potere d’acquisto perso precedentemente non è più recuperabile. Lo hai perso per sempre.

Ti faccio un esempio pratico per capire di cosa sto parlando.

Se l’inflazione è “solo” del 3% annuo, quindi un livello molto simile a quello che i banchieri centrali ritengono sia buono e fisiologico (ahimè…) per l’economia, gli effetti cumulativi sui tuoi 100.000€ depositati sul tuo bel conto di deposito saranno i seguenti:

  • dopo un anno il tuo gruzzolo iniziale equivarrà a 97.000€ rispetto a inizio anno;
  • dopo due anni i tuoi 100.000€ iniziali equivarranno a 94.090€, sempre rispetto a due anni prima;
  • dopo 3 anni a 91.267€.

E così via. 

E dopo 10 anni quei 100.000€ depositati saranno equivalenti a 73.742€ del deposito iniziale. Che dire… in 10 anni avrai perso quasi il 30% di potere di acquisto del tuo bel gruzzolo.

In realtà tu avrai sempre 100.000€ sul conto e quindi la perdita folle di denaro non ti sarà chiara sin da subito. Ma quei 100.000€ dopo 10 anni acquisteranno il 30% in meno di beni.

Sul tuo conto non avrai ogni anno una riga di addebito di 3.000€ con scritto “addebito per inflazione”. Ma quei 100.000€ a fine anno acquisteranno una quantità di beni inferiore di 3.000€ rispetto ad inizio anno.

L’effetto è lo stesso, solo che è molto più silenzioso e subdolo.

Pertanto, l’inflazione al 3% a cui tendono i banchieri centrali facendoti credere che sia buona e giusta, ti sfilerà via dalle tasche silenziosamente il 30% del potere d’acquisto dei tuoi risparmi in soli 10 anni.

Insomma, molto meglio un’imposta patrimoniale che almeno viene addebitata realmente sul conto e decurtata dal tuo saldo, piuttosto che una tassa occulta come l’inflazione che ti fa credere che tutto stia procedendo per il meglio mentre in realtà ti confisca ogni anno una grossa fetta dei tuoi risparmi.

Ora che hai capito cos’è l’inflazione e come agisce sul tuo bilancio e sui tuoi risparmi, è giunto il momento di capire come puoi difenderti.

L’inflazione non è uguale per tutti  

Molti credono che l’inflazione sia uguale per tutte le categorie di beni e per tutti gli individui allo stesso modo.

Ma questa è una credenza sbagliata.

Infatti, non tutti i prezzi di tutti i beni crescono a causa dell’inflazione in ugual misura. Ci sono beni i cui prezzi crescono più degli altri, altri ancora che non crescono affatto e altri che addirittura si riducono di prezzo.

Pertanto, quanto deve interessarti il tasso di inflazione medio nazionale diffuso ogni mese dall’Istat? Non dico poco, ma dico il giusto.

Nel paniere Istat ci sono beni che tu non acquisti ed invece ne acquisti altri che non sono compresi, o li acquisti con un mix differente da quello utilizzato nel paniere. Capisci bene, quindi, che quel dato di inflazione medio riveste scarsa rilevanza per la tua situazione specifica.

Si, certo, ti puoi fare un’idea di massima di come si stanno muovendo i prezzi, ma puoi fare pochi ragionamenti su quanto questa tendenza impatti sulla tua situazione personale o familiare.

Quello che per te conta non è il tasso di inflazione medio italiano, ma la tua inflazione specifica: la cosiddetta inflazione personale. Cioè l’inflazione effettivamente legata al tuo mix di spesa reale e non a quello utilizzato dall’Istat come campione.

Se i prezzi dei carburanti salgono del 30% ma tu utilizzi la bicicletta tutti i giorni per recarti al lavoro che impatto vuoi che abbia questo aumento sulla tua inflazione personale? 

Lo immagini già da te: ZERO.

E come per i carburanti il discorso vale per tutti i beni da te acquistati.

Ora ti vedo già carta e penna in mano o foglio excel sullo schermo del PC a calcolare l’inflazione dei singoli beni che solitamente acquisti per fare la media al centesimo della tua inflazione personale.

Si, potresti anche farlo e ci sono dei servizi on-line che calcolano la tua inflazione personale in base al tuo mix di spesa, ma non è questo il punto.

Il punto è che devi abituarti a concentrarti sulla tua situazione specifica ed agire di conseguenza come ti spiegherò tra poco.

Strumenti per proteggerti dall’inflazione 

Ed eccoci dunque al succo di tutto il post: quelli che sono gli strumenti per proteggere i tuoi soldi e i tuoi risparmi dall’inflazione.

1. Analizza le tue spese ed attieniti al budget

Il primo passo da fare per proteggerti dalla tua inflazione personale, è quello di stampare i tuoi estratti conto e di analizzare le spese che sostieni annualmente.

Ti salteranno all’occhio spese per beni e servizi di cui ritieni di non avere affatto bisogno o di cui non ricordavi nemmeno l’esistenza e che potrai tagliare senza sentirne la mancanza.

Poi, con un po’ più di impegno, dovrai fare una somma di tutte le spese di ogni categoria (cibi e bevande, bollette, rate, affitti, carburante, abbigliamento, abbonamenti, ecc.) e vedere se c’è qualche categoria dove ad esempio stai spendendo più di quello che pensavi e che quindi potrai ridimensionare.

Infine, una volta deciso quello che ritieni giusto spendere per ogni categoria, dovrai verificare nei mesi successivi di non spendere più di quello che hai messo a budget.

In questo modo hai prima analizzato e poi razionalizzato le tue spese. Anche se i prezzi cresceranno in futuro sarai riuscito comunque a recuperare tutto o parte di questo aumento attraverso i tagli che avrai operato.

Attenendoti al budget anche negli anni successivi eviterai che, oltre all’aumento delle spese dovute all’inflazione, tu debba sopportare anche un aumento di spese per cose che non reputi utili o gratificanti per il tuo stile di vita e il tuo benessere. 

Anzi, potresti, e dovresti, tagliare senza pietà le spese per tutto ciò he non ti da soddisfazione e aumentare le spese per beni e servizi che invece ti fanno stare bene. Ove possibile, naturalmente, e sempre nei limiti del tuo reddito disponibile (quello al netto della imprescindibile quota di risparmio).

2. Aumenta le tue entrate

Banalmente, uno strumento per proteggerti dall’inflazione e neutralizzarne gli effetti è quello di incrementare le tue entrate.

Si, più facile a dirsi che a farsi, ma proviamo a ragionarci su ugualmente per capire il giusto approccio.

Se sei un professionista o un lavoratore autonomo, incrementare le entrate in un periodo di inflazione elevata non dovrebbe essere difficile. Infatti, solitamente potrai aumentare anche i prezzi dei beni che vendi o dei servizi che offri.

Se invece sei un lavoratore dipendente il discorso è più articolato e complesso.

Innanzitutto se il tuo contratto di lavoro è disciplinato da un Contratto Collettivo Nazionale, è molto probabile che entro poco tempo verrà rinnovato tenendo conto degli effetti dell’inflazione. In questo caso gli aumenti di retribuzione neutralizzeranno, almeno in parte, l’incremento dei prezzi che si è verificato dall’ultimo rinnovo. 

Ma non è sempre tutto così scontato, anche se nella maggior parte dei casi una buona parte dell’inflazione riesci a recuperarla con gli aumenti contrattuali.

Nel caso in cui il tuo contratto di lavoro non sia disciplinato da un contratto collettivo o il rinnovo non sia sufficiente a recuperare l’inflazione, il discorso si fa più complicato.

Difatti, non sempre puoi andare dal tuo datore di lavoro e dirgli: “Ehi capo, mi serve un aumento perché c’è l’inflazione”.

Perciò dovrai armarti di pazienza e trovare il modo giusto per affrontare il discorso con il tuo datore e cercare di sfruttare i punti a tuo favore. Eventuali risultati positivi raggiunti lavorando ad un progetto in particolare, la disponibilità che dimostri quando ti viene richiesta, l’eventuale valore aggiunto che dai all’azienda, ecc. potrebbero essere delle carte importanti da giocarti.

In ogni caso, non sempre l’aumento delle entrate deve essere pari al tasso di inflazione per recuperare la perdita di potere d’acquisto del denaro.

E’ così solo se spendi tutto il tuo reddito (e spero vivamente per te che non sia il tuo caso). Perché, se sei un buon risparmiatore allora ti sarà sufficiente un aumento delle entrate inferiore al tasso di inflazione per recuperare tutta la perdita di potere d’acquisto.

Ti faccio un esempio per farti comprendere meglio.

Supponi che il tuo reddito annuo netto sia di 40.000€ di cui risparmi il 20% (8.000€) e spendi il resto (32.000€).

Se la tua inflazione personale dopo un anno ti porta a spendere il 7% in più vuol dire che non spenderai più 32.000€ ma 34.240€, ovvero 2.240€ in più, che rappresentano esattamente il 7% della tua spesa dell’anno prima.

Ma quei 2.240€ rispetto al tuo reddito di 40.000€, rappresentano il 5,6%. Quindi ti sarà sufficiente un aumento delle entrate del 5,6% l’anno successivo per compensare un’inflazione del 7%.

Ma questo solo perché sei un buon risparmiatore e non spendi tutto il tuo reddito. Altrimenti per compensare un’inflazione del 7% ti occorrerebbe un aumento del reddito dello stesso ammontare, cioè il 7%.

Come vedi, una buona protezione contro l’inflazione è rappresentata anche da un buon tasso di risparmio.

3. Investi

In ultimo, anche se assolutamente non meno importante, per proteggere i tuoi risparmi dall’inflazione devi pensare di investirli, invece di lasciarli liquidi sul conto.

Qui però apro una parentesi per sgombrare il campo da tutte le possibili incomprensioni, prima di farti capire perché investire i risparmi è l’unica maniera di preservarli dall’inflazione.

Investire non vuol dire assolutamente eliminare tutta la liquidità!

Mai fare una cosa del genere. La liquidità conferisce solidità al tuo patrimonio e non devi mai, e dico mai, rinunciarci.

Quando ti parlo di investire senza lasciare soldi liquidi in conto mi riferisco solo alla liquidità in eccesso. Ovvero a quella liquidità che non rientra nel tuo fondo per le emergenze o non è prevista in altri portafogli che hai costruito per i tuoi obiettivi.

La liquidità del fondo emergenze e quella appositamente prevista nei tuoi portafogli è fondamentale per la tua sicurezza e per il raggiungimento dei tuoi obiettivi. Pertanto non va assolutamente toccata.

E’ la liquidità extra che devi investire per evitare che possa perdere potere d’acquisto anno dopo anno.

Oltretutto, quando dico di investire non intendo acquistare prodotti a casaccio, ma di pianificare prima i tuoi obiettivi e la tua strategia di investimento e poi di investire coerentemente con essi. Altrimenti rischi di fare danni ben maggiori che lasciare liquidità in eccesso.

Chiusa questa doverosa parentesi per sgombrare il campo da equivoci, ti spiego perché investire è lo strumento più potente per preservare i tuoi risparmi dall’inflazione.

Investendo (nel mercato azionario intendo, attraverso ETF ben diversificati e a basso costo) stai sostanzialmente acquistando pezzi di aziende che operano nell’economia reale e che vendono beni e servizi reali a consumatori reali.

In periodi di inflazione, solitamente, le aziende riescono a scaricare gli aumenti dei prezzi delle materie prime al consumatore finale attraverso l’aumento dei prezzi dei loro prodotti e servizi

Di conseguenza gli utili, in periodi di inflazione, tendono a crescere allo stesso ritmo dell’inflazione e, pertanto, dividendi e prezzi delle azioni tendono a fare altrettanto.

Ecco perché investire è lo strumento migliore per preservare i tuoi risparmi dall’inflazione.

Può succedere, soprattutto quando gli aumenti dei prezzi sono elevati, repentini o inaspettati, che nel breve periodo le azioni non si comportino bene per via di un possibile calo dei consumi che impatta sugli utili aziendali.

Ma nel lungo periodo la domanda cresce sempre e anche gli utili aziendali riprenderanno a crescere di conseguenza, e con loro anche i corsi azionari.

Conclusioni

Hai compreso che l’inflazione è una brutta bestia ed è uno dei nemici più temibili per i tuoi soldi e per i tuoi risparmi. Ma hai anche capito che gli strumenti per proteggerti ci sono e sono anche abbastanza efficaci.

Certo, il discorso difficile è utilizzarli con impegno e costanza, ma non hai molte alternative. 

A nessuno piace spendere di più per acquistare la stessa quantità di beni e servizi e nessuno è disposto a vedere i suoi risparmi perdere potere d’acquisto.

Intanto che fai la tua scelta… grazie per avermi letto!

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