Home bias: perché negli investimenti è sbagliato essere patriottici

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Sono italiano e amo il mio Paese.

Credo decisamente che l’Italia sia uno dei Paesi più belli al mondo. Forse il più bello in assoluto.

La particolare morfologia del nostro territorio fa si che l’Italia possa offrire un paesaggio vasto e variegato tale da soddisfare le molteplici esigenze sia di noi italiani sia dei turisti stranieri che a milioni si riversano annualmente nel nostro Paese.

Abbiamo 8.300 km di coste bellissime dalla varia morfologia e tutte con paesaggi mozzafiato che accontentano tutti i gusti e tutte le esigenze, anche dei turisti più sofisticati. Spiagge di sabbia bianca e finissima si alternano a spiagge ciottolose per poi lasciare spazio a loro volta a scogliere maestose, alcune che ricadono a strapiombo sul mare e altre più basse che danno vita a meravigliosi connubi con l’acqua del mare blu cobalto o a volte turchese e cristallina.

In Italia abbiamo le Alpi che formano un gigantesco arco di oltre 1.200 Km che abbraccia da Ovest ad Est tutto il nord-Italia, dal Piemonte alla Valle d’Aosta, passando dalla Lombardia, dal Trentino Alto Adige, dal Veneto e finendo al Friuli Venezia Giulia. Alpi cui appartengono le incantevoli Dolomiti che rappresentano l’opera architettonica naturale più bella del mondo e che rientrano nel patrimonio mondiale dell’UNESCO.

E poi come non ricordare i meravigliosi paesaggi collinari che si estendono per tutto il nostro territorio e la cui vista porta ristoro immediato all’anima e allo spirito.

Ma l’Italia non è solo il Paese più bello del mondo. E’ il Paese in cui ha avuto origine uno dei cinque imperi più importanti dell’antichità, il Sacro Romano Impero che, nel periodo di suo massimo splendore, si estendeva dall’Oceano Atlantico fino al Golfo Persico.

Il nostro Paese occupa da sempre i primi posti della classifica dei Paesi con la maggior influenza culturale al mondo. Tra i poeti più grandi di tutti i tempi la maggioranza è italiana e anche in tutte le altre espressioni artistiche e culturali i nostri illustri concittadini passati e presenti hanno sempre fatto la storia e dettato la direzione. Pittura, scultura, architettura, scienza, in tutti campi ci siamo sempre contraddistinti per competenza e originalità e abbiamo portato ovunque bellezza, cultura e conoscenza.

Per finire alla cucina, campo in cui davvero non abbiamo rivali al mondo quanto a varietà di piatti, gusto, sapori e proprietà nutrizionali riconosciuti a livello mondiale. Siamo il Paese in cui si mangia meglio e piatti come la pasta e la pizza, prodotti come l’olio, la mozzarella e i formaggi sono riconosciuti e famosi in tutto il mondo, nonché oggetto di scopiazzature mal riuscite. La nostra dieta mediterranea, seppur in condivisione con altri Paesi dell’omonimo bacino, è famosa in tutto il mondo e rappresenta il modello nutrizionale più completo, addirittura riconosciuto dall’UNESCO quale bene protetto e inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità.

Di contro, abbiamo tutta una serie di problemi e di incoerenze tutte nostrane per le quali mi arrabbio costantemente e che a volte mi fanno vergognare di essere italiano, ma questa è un’altra storia ed esula dall’argomento di questo post. Almeno in parte.

Ma adesso mi chiederai: “Cosa c’entra tutta questa pantomima sulla bellezza e sulla magnificenza del Bel Paese con l’investimento?”

C’entra. C’entra eccome!

Siamo troppo patriottici anche negli investimenti

Leggendo l’ultimo rapporto sulle scelte d’investimento delle famiglie italiane rilasciato dalla CONSOB, benché l’attitudine all’investimento nei mercati finanziari da parte degli italiani stia crescendo di anno in anno, i prodotti finanziari più diffusi nei portafogli degli investitori italiani sono ancora rappresentati, nell’ordine, da certificati di deposito e buoni fruttiferi postali (con il 43%), titoli di stato italiani (25%), obbligazioni non finanziarie italiane (13%), azioni quotate italiane (12%), obbligazioni bancarie italiane (8%). I titoli esteri, che comprendono titoli di stato, obbligazioni non governative e azioni di Paesi esteri sono presenti solo nei portafogli dell’8% degli italiani.

Consideriamo poi che l’investimento per antonomasia dell’italiano medio è da sempre rappresentato dall’investimento immobiliare e, per ovvie ragioni, quasi esclusivamente costituito da immobili situati in Italia.

E tra questi investimenti sicuramente spicca quello relativo alla casa di proprietà. Nel 2021, infatti, quasi il 71% delle famiglie italiane viveva in case di cui era proprietaria.

Questo legame tra l’italiano e il mattone è da sempre stato molto forte e infatti il più delle volte nella diatriba tra affitto e acquisto della casa è la seconda alternativa a spuntarla, anche se molto spesso a causa solo di pregiudizi tramandati da generazioni ma senza evidenze logiche e basi razionali a supporto.

Su quasi 11 miliardi di euro di ricchezza globale delle famiglie italiane, circa il 50% è rappresentato da prime case. Un dato certamente caratteristico e sicuramente più alto che in qualsiasi altra parte del mondo.

Da tutto ciò si evince nitidamente come noi italiani siamo affetti da una tendenza al patriottismo molto evidente, oltre che per l’amore verso la nostra terra che deriva da tutto quello visto all’inizio del post, anche per una innata tendenza a privilegiare gli investimenti domestici.

Questa tendenza, nei casi più evidenti si trasforma in una vera e propria distorsione che va sotto il nome di home bias.

L’home bias rappresenta uno dei tanti errori (o distorsioni) cognitivi di cui Daniel Kahneman parla nel suo libro Pensieri lenti e veloci, una lettura indispensabile per chi voglia imparare a comprendere la finanza comportamentale e il ruolo decisivo che gioca negli investimenti.

Nello specifico, l’home bias rappresenta una distorsione cognitiva che spinge gli investitori ad affidarsi ciecamente a ciò che ritengono familiare e conosciuto. Il termine inglese home suggerisce, difatti, quel senso di sicurezza che ci pervade quando le decisioni che prendiamo ci fanno “sentire a casa”. In altre parole, gli investitori cercano di sfuggire alla paura di sbagliare affidandosi a qualcosa che è noto e certo secondo la loro percezione.

L’home-bias negli investimenti si concretizza, pertanto, nella tendenza degli investitori a prediligere prodotti finanziari geograficamente più vicini ai loro Paesi o ad investire nei titoli di aziende a cui si è affettivamente legati, tralasciando tutte le valutazioni riconducibili ai corretti principi d’investimento.

Questo atteggiamento ci spinge quindi a preferire sentieri più conosciuti per raggiungere le nostre mete e ci dà l’illusione di riuscire a controllare ciò che potrebbe accadere in futuro.

A completare il quadro generale aggiungiamoci il fatto che noi italiani, nella stragrande maggioranza dei casi, lavoriamo in Italia e paghiamo le tasse in Italia.

Quindi, siamo esposti alle sorti dell’Italia in quasi tutti gli aspetti della nostra vita. E se questo può essere un bene in tanti settori o contesti, di sicuro è una bomba ad orologeria nel campo degli investimenti. E andiamo a scoprire anche il perché.

Perché l’home-bias negli investimenti è molto pericoloso

Finché il patriottismo e l’amore per l’Italia restano nei confini delle preferenze personali in tema di viaggi, vacanze, cucina, scelte di vita oppure quando qualche volta lo utilizziamo per pavoneggiarci con i cittadini di Paesi che non possono vantare tante meraviglie, allora è concesso e non fa danni.

Ma patriottismo e home bias non rappresentano certamente un atteggiamento corretto nel campo degli investimenti.

Uno dei principi fondamentali dell’investimento è rappresentato dalla diversificazione che riduce enormemente il rischio negli investimenti sia di tipo azionario sia di qualsiasi altro tipo, in quanto ci induce a mettere tutte le nostre uova in quanti più panieri possibile.

Ma quanto più siamo affetti da home-bias negli investimenti, tanto meno sarà diversificato il nostro portafoglio e tanto maggiore sarà il profilo di rischio ad esso associato.

Il solo fatto che il mercato azionario italiano pesi poco più dell’1% del mercato azionario mondiale vuol dire che se stai investendo più di questa percentuale del tuo portafoglio (o del tuo patrimonio più in generale) sul questo mercato, allora ti stai assumendo una dose di rischio aggiuntiva. Dose di rischio tanto più alta quanto più la tua esposizione al mercato azionario italiano supera la quota dell’1%. Se, ad esempio, investi sul mercato azionario italiano il 20% del tuo portafoglio è come se stessi giocando ad una roulette dotata di 100 numeri (e non 37 o 38 come in una normale roulette) e stessi puntando il 20% di tutto il tuo patrimonio sull’uscita di un solo numero, quando invece dovresti puntare su quel numero al massimo l’1% di tutti i tuoi soldi. Capisci che il rischio di perdita è elevatissimo?

Solo questo basterebbe a farti comprendere la pericolosità dell’home-bias nell’investimento azionario.

Ma andiamo oltre.

Se in Italia dovesse arrivare una forte recessione, eventualità non certo remota, gli utili delle aziende italiane molto probabilmente subirebbero una contrazione importante che si rifletterebbe sui corsi azionari e, perciò, sul valore dei tuoi investimenti che si ridurrebbe di conseguenza.

La forte recessione, a sua volta, causerebbe una riduzione delle entrate fiscali dello Stato che potrebbe andare in difficoltà e alzare la pressione fiscale costringendoti a pagare più tasse, nel migliore dei casi. Nel caso peggiore, invece, potrebbe andare in difficoltà tali da dichiarare default su qualche scadenza del proprio debito pubblico. Questa ipotesi, se hai investito in obbligazioni governative italiane, significherebbe subire forti perdite sul tuo capitale o addirittura potresti perdere tutto l’investimento se il default fosse dichiarato proprio sulle emissioni obbligazionarie da te possedute.

Ma gli effetti di una semplice recessione sulla tua situazione finanziaria non finirebbero certo qui. Considera il fatto che tu lavori in Italia e una forte recessione che colpisca il nostro Paese potrebbe mettere in grosse difficoltà le nostre aziende e costringerle a licenziamenti di massa. Pertanto, correresti il rischio di perdere anche il posto di lavoro. E se hai investito in immobili che magari hai concesso in locazione potresti correre anche il rischio che l’inquilino che perda il posto di lavoro non riesca più a pagarti l’affitto.

Ma se perdi il lavoro e hai un mutuo sulla tua casa di proprietà e non riesci a pagare le rate, il rischio ulteriore è che la banca pignori la tua casa e la venda all’asta per recuperare il debito facendoti restare senza casa e senza i soldi che ci hai investito.

Pertanto, considerando solo gli effetti di una forte recessione, tra i rischi del mercato azionario, rischio di grosse perdite sui titoli di Stato, rischio di pagare più tasse, rischio di non riscuotere più gli affitti degli immobili dati in locazione, rischio di perdere il posto di lavoro e la casa di proprietà, il fatto di essere esposto per gran parte del tuo patrimonio e della tua vita finanziaria solo o per gran parte su asset italiani sarebbe come voler reggere un intero palazzo con un solo pilastro centrale. Non ci sarebbe equilibrio e suddivisione del carico e basterebbe un niente per far venire giù tutto.

Essere esposto per gran parte del tuo patrimonio e della tua vita finanziaria alle sorti del nostro Paese è un rischio che non puoi e non devi assolutamente correre. Ma questo vale più in generale per qualsiasi Paese in cui decidi di investire, ma a maggior ragione per l’Italia, Paese in cui lavori, in cui paghi le tasse e che pesa nulla sul totale del mercato mondiale.

Sii senza dubbio fiero del tuo Paese e amalo alla follia, ma quando si tratta di denaro e investimenti razionalizza tutto e cerca di diversificare il più possibile per ridurre il “rischio Italia” e non essere vittima dell’home-bias che potrebbe costarti molto molto caro.

Intanto, grazie per avermi letto!

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