La mia generazione, e ancor più quella dei miei genitori, è cresciuta con delle false certezze che il risparmiatore italiano medio si trascina dietro ancora oggi.
30, 40 o 50 anni fa per costruire ricchezza bastava acquistare qualche immobile e nel giro di pochi anni, molto probabilmente, il capitale investito sarebbe magicamente raddoppiato.
Oppure, per arrotondare in qualche modo le entrate, era più che sufficiente impegnare il proprio patrimonio in BOT o BTP ed avere la certezza di ricevere ogni anno una bella cedola del 15/20%. Con evidente soddisfazione e sorrisi a 32 denti di tutti i componenti della famiglia.
La meraviglia delle meraviglie. Il “Paese dei Balocchi” per il risparmiatore italiano che riusciva a portarsi a casa rendimento “senza” esporsi ai rischi necessari per ottenerlo.
Poco rischio (percepito) e tanto rendimento (illusorio).
Percezioni di investimento drogate
Quel contesto rappresentato da alti tassi di interesse e da basso rischio percepito ha finito, in qualche modo, per drogare la percezione dell’investimento degli italiani. Percezione che dura ancora oggi.
Ho usato il termine “drogare” non a caso. In quanto la percezione del mondo del risparmio e degli investimenti era letteralmente distorta da un contesto fatto da alti tassi di interesse e da un basso rischio percepito.
L’economia viaggiava alla grande, la popolazione cresceva a buon ritmo, la disoccupazione era bassa e il rating del debito era ai massimi livelli.
Ma quel contesto ha finito per dare un imprinting forte e distorto alle percezioni di investimento degli italiani. Percezioni che gli italiani si sono trascinate dietro nei decenni a venire in modo del tutto errato. Anche dopo che quel contesto era finito da un pezzo.
Benché temporaneo ed illusorio, quel contesto ha continuato ad influenzare il comportamento dei risparmiatori italiani. Anche dopo che quel mondo ha cessato di esistere.
Anche quando i tassi sono rapidamente scesi fin sotto lo zero e anche quando la solidità e l’affidabilità dello Stato italiano e del suo debito si è inesorabilmente deteriorata negli anni, gli investitori hanno continuato imperterriti a fare affidamento su quelle certezze che avevano caratterizzato i decenni precedenti.
E hanno continuato (e continuano) ad investire in immobili e titoli di Stato gran parte dei propri risparmi e del proprio patrimonio.
Perché immobili e titoli di Stato non erano buoni investimenti
Continuare a comportarsi oggi sulla base di percezioni distorte da una realtà e da un contesto che hanno cessato di esistere da oltre 20 anni, può letteralmente condurre persone e famiglie alla rovina nel giro di pochissimo tempo.
Perché?
Per il semplice motivo che, intanto, investire tutto il patrimonio in immobili e titoli di Stato non è mai stato un buon modo di investire.
Anzi, ti dirò di più: non è mai stato un investimento.
Non lo era 30/40/50 anni addietro e non può esserlo tantomeno oggi.
Non poteva garantire il tuo patrimonio e il valore del tuo denaro al tempo e non può farlo assolutamente nemmeno adesso.
“Ma come Massimiliano, con tassi di rendimento al 15/20% mi dici che immobili e titoli di Stato non erano buoni investimenti?”
Sì, te lo confermo.
Immobili e titoli di Stato NON erano buoni investimenti, nemmeno quando garantivano quei rendimenti stellari.
E, a maggior ragione, non lo sono nemmeno oggi.
Per un motivo subdolo, scarsamente percepito ma tremendamente impattante sul valore dei tuoi soldi e del tuo patrimonio.
L’inflazione.
Anche quando il rendimento (quello nominale) poteva sembrare alto, 15/20% ad esempio, il rendimento (quello reale, quello che conta davvero) era estremamente basso, o addirittura nullo o, peggio ancora, negativo.
Se acquistavi un appartamento a 75 milioni (di lire) e dopo 5 anni lo rivendevi a 150 milioni (di lire) avresti ottenuto un rendimento strepitoso del 100% in 5 anni, ovvero circa il 15% medio annuo composto. Roba allucinante se lo paragoniamo ai rendimenti di oggi.

Ma questo rendimento era solo sulla carta, a livello nominale. Numeri in poche parole.
Perché con l’inflazione di quegli anni i 150 milioni di lire incassati dalla vendita del tuo immobile valevano circa 72 milioni di 5 anni prima, poco meno di quello che ci avevi messo per comprarlo, considerando un tasso di inflazione medio del 16%.
Che vuol dire? Vuol dire che il rendimento REALE (ovvero al netto dell’inflazione) era addirittura negativo.
Con 150 milioni compravi meno beni di quelli che avresti comprato 5 anni prima con 75 milioni.
E’ questo quello che conta. Il rendimento REALE. Quello che acquisti REALMENTE con i tuoi soldi.
Stesso discorso vale per i titoli di Stato che rendevano il 15% all’anno. Il rendimento REALE, ovvero al netto dell’inflazione, era nullo o addirittura negativo.
Proprio un bell’investimento, direi…
Ma la vera tragedia, tuttavia, è stata che questa propensione dell’italiano medio verso il mattone e verso i titoli di Stato non è mai venuta meno.
Nemmeno oggi che il mattone e i titoli di Stato non rendono più nemmeno sulla carta, ovvero in termini nominali.
Figuriamoci in termini reali, cioè comparandoli con beni e servizi che puoi realmente acquistare con quei rendimenti. E in un contesto in cui l’economia non cresce, la popolazione si riduce e il rating del debito italiano è alle soglie del livello “spazzatura”.
Cambiare l’approccio al risparmio e all’investimento
Quindi il consiglio di oggi, come sarebbe stato quello di 20/30/40 anni fa, è sicuramente quello di pensare ad un portafoglio di investimenti per il lungo termine molto più diversificato rispetto a quello dell’italiano medio degli ultimi 50 anni.
Portafoglio che contempli asset class che da sempre hanno dato nel lungo periodo rendimenti reali soddisfacenti come l’azionario globale e ben diversificato. Possibilmente attraverso l’utilizzo di ETF indicizzati e a basso costo.
Con questo non voglio affermare in maniera perentoria che devi restare alla larga da immobili e titoli di Stato italiani.
Voglio solo dire che dovresti utilizzare queste asset class nella proporzione giusta per quello che è il tuo patrimonio complessivo e all’interno di una pianificazione finanziaria più ampia.
Come sempre, prima di costruire un portafoglio adeguato ai tuoi obiettivi, è fondamentale una scelta informata e consapevole delle asset class, dei prodotti e degli strumenti finanziari che andrai ad acquistare.
Se ritieni di non poter investire in autonomia, il consiglio di rivolgerti senza alcun timore ad un consulente finanziario indipendente è sempre valido.
Intanto ti ringrazio per avermi letto e ti aspetto al prossimo articolo!
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