Come scegliere l’ETF giusto

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Non mi stanco mai di ripetere che la scelta dello strumento finanziario dovrebbe essere l’ultima preoccupazione dell’investitore.

E scegliere l’ETF giusto rappresenta esattamente l’ultimo step del processo di pianificazione finanziaria.

Arrivare alla scelta dell’ETF giusto da inserire in portafoglio presuppone che tu abbia già svolto una serie di attività propedeutiche ma di importanza strategica.

Senza aver portato a termine quelle attività è come se volessi costruire una casa partendo dal tetto.

Semplicemente non potresti, perché avrai bisogno di gettare prima le fondamenta, poi costruire i pilastri portanti, i muri e infine ti preoccuperai di posarci sopra il tetto.

Se le fondamenta non sono solide e i pilastri non sono progettati per reggere il peso della struttura, anche se sceglierai di costruire il miglior tetto in assoluto prima o poi crollerà tutto.

Allo stesso modo, scegliere gli ETF giusti da inserire in portafoglio rappresenta l’ultima attività, quella che completa la progettazione e la costruzione di un solido piano finanziario.

Non puoi, evidentemente, partire dalla scelta degli strumenti finanziari. Semplicemente.

Di conseguenza, prima di gettarti anima e corpo nella scelta degli ETF, dovresti preoccuparti di definire e quantificare i tuoi obiettivi. Poi dovresti verificarne la fattibilità per capire se la tua capacità di risparmio sia sufficiente o meno per finanziarli tutti.

Successivamente dovresti costruire un’asset allocation che tenga conto dell’orizzonte temporale dei tuoi obiettivi e della tua tolleranza al rischio, e con la quale definisci la struttura portante dei tuoi portafogli.

Infine, sceglierai i singoli ETF da acquistare per esporti alle asset class in cui hai deciso di investire e nelle proporzioni definite nella tua asset allocation.

Questa è la giusta sequenza che dovresti seguire per definire il tuo piano di investimento. Se parti dalla fine stai sbagliando concettualmente l’approccio. E il rischio che corri è quello di perdere tempo e, soprattutto, denaro.

Ci tenevo a chiarire questo aspetto per scrupolo, prima di passare concretamente ad affrontare il tema principale dell’articolo, ovvero come scegliere l’ETF giusto tra le migliaia di proposte che offre il mercato.

La scelta degli indici su cui investire

Prima di scegliere materialmente l’ETF da inserire in portafoglio, dovresti avere un’idea dell’indice di mercato più adatto per investire nelle singole asset class in cui vuoi prendere posizione.

Facciamo un passo indietro.

Se leggi con regolarità questo blog avrai sicuramente imparato a memoria che la mia strategia di investimento per il lungo termine è di tipo passivo e altamente diversificata.

Che vuol dire?

Prendendo come esempio l’asset class azionaria, non seleziono le singole azioni da inserire in portafoglio ma investo in tutto il mercato nel suo complesso.

Ovvero, acquisto tutte le azioni dell’intero mercato azionario mondiale. Ovviamente nella proporzione che ho definito nella mia asset allocation.

Per fare questo non è necessario acquistare una per una tutte le migliaia di azioni esistenti a livello mondiale. Sarebbe impossibile, oltre che tremendamente costoso.

Ogni mercato azionario, ha uno o più indici che ne seguono passivamente l’andamento. Giorno per giorno l’indice replica l’andamento di tutte le azioni di quel mercato, tenendo conto della capitalizzazione di ognuna rispetto al totale.

Esistono diverse tipologie di indice.

Indici che seguono passivamente l’andamento del mercato di ogni singolo Paese (S&P500 in USA, il DAX in Germania, il FTSE Mib in Italia, ecc.).

Indici che seguono mercati aggregati di tipo continentale come l’Europa, l’Asia, l’Oceania, ecc.

Poi ci sono indici che seguono mercati che vengono raggruppati in base a determinati criteri, come quelli dei Paesi Sviluppati, quelli dei Paesi Emergenti, ecc. (MSCI World, MSCI Emerging Market, FTSE Developed, ecc.).

Ma ci sono addirittura indici che seguono l’intero mercato mondiale nel suo complesso (MSCI All Country World, FTSE All World, ecc.).

Pertanto, puoi decidere di investire nel mercato mondiale utilizzando un solo indice, che è la scelta più comoda in assoluto.

Ma potresti anche decidere di investire nel mercato mondiale combinando più indici tra loro in proporzioni diverse (ad esempio Mercati Sviluppati + Mercati Emergenti) o come meglio preferisci.

L’ideale, come ti dicevo prima, è affidarti ad un indice che replichi l’intero mercato azionario mondiale perché con un solo ETF potresti investire in tutte le aziende del mondo.

scegliere l'ETF giusto

Ma nulla vieta di utilizzare più indici per costruire la tua esposizione al mercato azionario mondiale (ad esempio USA + altri Paesi sviluppati + Mercati Emergenti). Che poi è la strategia che ho anche spiegato in questo articolo e che si basa sui principi di investimento del grande D. Swensen.

Se scegli questa strada, ricorda che dovresti miscelare gli indici tenendo conto del peso dei relativi mercati sul totale mondiale e quindi prima ancora tenerne conto nella tua asset allocation.

Ad esempio, gli USA pesano circa il 60% del mercato mondiale. Gli altri Paesi sviluppati per un ulteriore 25%. I Paesi Emergenti per il restante 15%.

Se scegli un indice che replica l’intero mercato mondiale non devi preoccuparti perché è già ponderato per tenere conto del grado di importanza dei singoli mercati.

Ma se, invece, scegli di costruire il tuo portafoglio azionario sul mercato azionario mondiale miscelando più indici, sappi che se ti discosti sensibilmente da quelle proporzioni non stai più gestendo i tuoi investimenti in maniera totalmente passiva e, quindi, ti stai assumendo un rischio maggiore.

Non che tu non possa farlo, sia chiaro. Ma devi farlo con la consapevolezza che stai gestendo attivamente il tuo portafoglio e, di conseguenza, ti stai assumendo una dose aggiuntiva di rischio.

In ogni caso cerca sempre di scegliere indici ben diversificati in modo da ridurre al minimo il rischio legato alle singole azioni che compongono l’indice.

La strategia di investimento indicizzata dovresti utilizzarla non solo per investire nell’asset class azionaria.

Ma dovresti utilizzarla per investire in ogni asset class in cui hai scelto di prendere posizione. Che sia l’azionario, l’obbligazionario (a breve, a medio o a lungo termine), le materie prime, l’oro, ecc.

Scegli l’indice più diversificato possibile e poi acquista un ETF (o ETC nel caso dell’oro, delle materie prime e delle criptovalute) che replichi quell’indice.

In questo modo potrai investire in quella determinata asset class replicandone l’andamento di mercato.

Come scegliere l’ETF giusto per il tuo portafoglio

Scelto l’indice, o gli indici, di riferimento per esporti ad una specifica asset class, non ti resta che cercare l’ETF giusto da acquistare.

Gli ETF sono dei fondi di investimento che replicano passivamente un certo indice.

Ad esempio un ETF che replica l’andamento dell’indice MSCI World acquisterà tutte le azioni che compongono quell’indice nelle stesse proporzioni dell’indice.

Ecco perché l’investimento in ETF indicizzati rappresenta una strategia di investimento passiva. Perché il gestore dell’ETF non fa altro che replicare passivamente l’andamento dell’indice, senza una scelta attiva delle singole componenti (azioni, obbligazioni, ecc.).

Se un’azione dell’indice MSCI World, supponiamo Apple, pesa per il 3% del totale, anche nel relativo ETF l’azione Apple peserà il 3% sul totale. E così per tutte le componenti dell’indice.

Per questo motivo, tutti gli ETF degli emittenti più importanti che replicano un dato indice si equivalgono a livello di prestazioni.

Infatti, tutti devono ottenere gli stessi rendimenti dell’indice replicato (Benchmark).

La differenza sostanziale la fanno i costi.

I rendimenti netti degli ETF con i costi più bassi si discosteranno meno dai rendimenti dell’indice benchmark.

Viceversa, i rendimenti netti degli ETF con costi più alti tenderanno a discostarsi maggiormente dall’indice replicato.

Tutto ciò considerato, le variabili più importanti che valuto per scegliere l’ETF giusto da inserire in portafoglio, e che consiglio anche a te di valutare, sono le seguenti in ordine di importanza:

  1. Utilizzo dei profitti
  2. Spese di gestione
  3. Dimensione del fondo
  4. Modalità di replica

Utilizzo dei profitti

In relazione a questa variabile esistono due tipologie di ETF:

  • Ad accumulazione
  • A distribuzione

Gli ETF ad accumulazione reinvestono automaticamente i proventi nelle componenti del fondo stesso e nella stessa proporzione dell’indice che replicano.

Pertanto, in un ETF che replica un qualsiasi indice azionario i dividendi prodotti dalle azioni dell’ETF verranno automaticamente reinvestiti per acquistare le stesse azioni dell’indice e nella stessa proporzione dell’indice.

Il vantaggio principale di questa tipologia di ETF è che il meccanismo dell’interesse composto non viene interrotto e può lavorare in maniera più efficiente su un capitale via via sempre maggiore per effetto del reinvestimento dei proventi.

Oltretutto, i proventi reinvestiti non vengono tassati, rimandando gli effetti fiscali, ovvero il pagamento delle imposte, al momento in cui venderai le quote dell’ETF.

Gli ETF a distribuzione, viceversa, distribuiscono i proventi che quindi non vengono reinvestiti ma pagati al possessore dell’ETF.

Quindi, un ETF a distribuzione pagherà i proventi (dividendi, cedole di interessi, ecc.) al possessore dell’ETF senza reinvestirli negli stessi titoli detenuti dall’ETF.

Ovviamente, questi ETF sono meno efficienti in quanto interrompono il meccanismo dell’interesse composto sulle somme non reinvestite.

Oltretutto, la distribuzione dei proventi genera il pagamento immediato delle imposte.

Ho messo questa variabile al primo posto perché prima di tutto dovresti scegliere un ETF che si adatti perfettamente alla tipologia del tuo obiettivo.

Se l’obiettivo per cui stai cercando l’ETF prevede l’accumulo di risorse per ottenere un capitale finale a scadenza, allora dovresti scegliere un ETF ad accumulazione.

In questo modo daresti ancora più spinta al meccanismo dell’interesse composto reinvestendo i proventi e posticipando il pagamento delle imposte sulle plusvalenze.

Se invece l’obiettivo prevede una rendita, o comunque ottenere dei flussi di reddito che integrino le tue entrate, allora sarebbe più indicato un ETF a distribuzione.

Perché i profitti dell’ETF (dividendi, cedole di interessi, ecc.) ti verranno versati periodicamente direttamente sul tuo conto corrente.

Anche se in questo caso scegliere un ETF ad accumulo non sarebbe una scelta inefficiente come potrebbe esserlo nel caso contrario.

Spese di gestione

Subito dopo per importanza, dovresti valutare le spese di gestione applicate dall’ETF. Perché costi elevati nel lungo termine possono mangiarti anche metà del capitale finale.

Il vantaggio della gestione passiva indicizzata è che il gestore del fondo non deve occuparsi di selezionare le singole azioni su cui investire.

E ciò apporta un duplice vantaggio per l’investitore.

Il primo è che il gestore non può fare danni, perché non cerca di battere il mercato con una gestione attiva degli investimenti che è una scelta perdente.

Il secondo è che non dovrai pagarlo, con notevoli risparmi in termini di costi di gestione e quindi di maggiori rendimenti.

Proprio per questo motivo uno dei più grandi vantaggi degli ETF indicizzati è il loro costo basso se confrontati con i fondi a gestione attiva.

Gli ETF che seguono i principali indici azionari e obbligazionari hanno tutti costi molto bassi, compresi tra lo 0,07% e lo 0,30% (Total Expense Ratio, TER).

A parità di indice replicato è preferibile scegliere l’ETF che ha i minori costi di gestione, per tutto quanto detto in precedenza.

Siccome ci sono dei costi che non vengono riportati nei prospetti informativi ma che vengono comunque sostenuti dall’ETF (spese per transazioni e tasse), sarebbe utile valutare il tracking error dell’ETF rispetto al suo benchmark, ovvero l’indice che segue.

Il tracking error è la differenza in termini di rendimento tra l’ETF e l’indice replicato e ti fornisce un’idea più chiara di quelli che sono i costi reali complessivi dell’ETF.

Se ad esempio il tracking error tra l’ETF e il suo Benchmark è dell’1% in 5 anni, allora vuol dire che il costo complessivo dell’ETF (TER + altri costi) è stato del 1% in 5 anni, ovvero 0,20% all’anno. Ed è ampiamente nella media.

Pertanto, la scelta migliore sarebbe quella che privilegia l’ETF che ha il tracking error più basso rispetto al suo benchmark. Avresti la garanzia di ottenere i rendimenti più vicini possibili a quelli dell’indice in cui hai scelto di investire.

Tuttavia, sugli indici più importanti, che sono tutti ponderati per la capitalizzazione delle singole componenti, i costi di transazione e le tasse sono minimi.

Infatti l’ETF non deve vendere e acquistare in continuazione titoli per replicare esattamente l’andamento dell’indice. Perciò il costo di gestione periodico che trovi espresso in percentuale nel prospetto informativo dell’ETF (TER) è già più che sufficiente per confrontare le varie soluzioni.

Dimensione del fondo

Un altra variabile di cui tener conto nella scelta dell’ETF giusto è la sua dimensione, ovvero la massa che gestisce in termini di investimenti totali (Asset Under Management – AUM)

Gli ETF devono avere una certa massa critica per essere profittevoli.

Oltre una certa soglia, infatti, i profitti degli ETF salgono più velocemente rispetto ai costi.

Per questo la dimensione del fondo è un buon indicatore della bontà del prodotto e della popolarità che riscuote tra gli investitori.

La maggior parte dei fornitori di ETF danno poco tempo ai loro nuovi prodotti (di solito un anno o due) per raggiungere una soglia dimensionale tale da diventare sostenibili nel tempo.

Se dopo questo periodo l’ETF non raggiunge quella soglia, potrebbe essere chiuso o fuso con uno maggiormente redditizio.

Questo non vuol dire che tu perda i tuoi soldi ma, se l’ETF è in profitto, rischi di pagare tasse inutili sulle plusvalenze.

I grandi ETF, oltretutto, sono anche più liquidi.

Infatti, tendono ad avere elevati volumi di negoziazione che consentono agli investitori di acquistare e vendere più facilmente le quote sul mercato.

Questo consente di pagare anche differenziali bid-ask più bassi, anche se per il piccolo investitore questo aspetto non è rilevante come lo è per i grandi investitori che eseguono transazioni per cifre molto più elevate.

La dimensione minima che dovrebbe avere un ETF per darti una ragionevole certezza che sarà mantenuto nel tempo è di almeno 500 mln €.

ETF più piccoli non vuol dire che saranno certamente chiusi.

Il fornitore può decidere di mantenerli attivi come prodotti di nicchia, provvedendo a coprirne i costi con spese di gestione più elevate.

Hanno solo una probabilità maggiore di essere chiusi o fusi con altri più redditizi.

Modalità di replica

Spesso questa variabile è trascurata dagli investitori ma vedremo che invece è importante sapere come viene gestita.

Per replicare il più fedelmente possibile l’indice di riferimento l’ETF può ricorrere a 2 differenti soluzioni.

  • Replica fisica
  • Replica sintetica

La replica fisica prevede l’acquisto materiale da parte dell’ETF di tutti i titoli che compongono l’indice nella stessa proporzione dell’indice (replica totale) o solo di una parte rappresentativa (replica a campione).

Il vantaggio della replica fisica totale è una più accurata replica dell’indice che però ha lo svantaggio di essere più costosa. Per la replica fisica a campione i vantaggi e gli svantaggi si invertono.

Nella replica sintetica l’ETF non acquista materialmente i titoli dell’indice.

La società che detiene l’ETF stipula dei contratti derivati (solitamente di swap) con una controparte che si impegna a ritornare all’ETF un rendimento pari a quello dell’indice di riferimento, dietro pagamento di una commissione.

Le controparti sono di solito grosse banche d’investimento globali e spesso sono le stesse capogruppo delle società che emettono gli ETF.

Di solito la società emittente mette a garanzia dei propri obblighi, e come strumento di scambio con la controparte, un paniere di titoli come collaterale che molto spesso è composto da asset completamente differenti da quelli che compongono l’indice da replicare, anche se di solito correlati a quest’ultimo.

Quindi l’ETF scambia il rendimento di questo paniere con il rendimento dell’indice che intende replicare più una commissione.

La replica sintetica è una scelta obbligata soprattutto quando i titoli dell’indice che l’ETF intende seguire sono molto piccoli, illiquidi o talmente numerosi che renderebbero impossibile la detenzione fisica.

Ad esempio, la replica sintetica è obbligatoria nel caso di ETF (o ETC) sulle materie prime. Sarebbe, difatti, impensabile che un ETF possa transare e stoccare quantità enormi dei materiali più disparati.

Un ETF a replica sintetica segue molto meglio l’indice di riferimento, con un tracking error davvero minimo. Ma questo vantaggio finisce per essere di scarsa rilevanza per il piccolo investitore, visto che parliamo di percentuali spesso inferiori ai decimi di punto.

A meno che non si voglia investire in asset class per le quali un ETF a replica fisica sarebbe impossibile da trovare, il mio suggerimento è quello di preferire sempre gli ETF a replica fisica.

Infatti, negli ETF a replica sintetica si aggiunge un ulteriore livello di rischio che è quello che la controparte fallisca e non remuneri l’ETF con il rendimento dell’indice che dovrebbe replicare.

C’è da dire che da tempo ormai la normativa UCITS sugli ETF impone delle limitazioni tali per cui non si possono stipulare accordi di swap con una sola controparte per un valore superiore al 10% degli asset gestiti dal fondo.

Come cercare gli ETF

Per ricercare l’ETF giusto per il tuo portafoglio esistono dei portali come JustETF in cui trovi migliaia di ETF per tutte le tue esigenze.

Per cercare l’ETF che fa al caso tuo dovrai necessariamente utilizzare dei filtri in base ai quali il portale ti restituirà una lista di tutti gli ETF che hanno le caratteristiche da te ricercate.

Se ti può essere utile, io procedo in questa maniera per filtrare gli ETF e restringere il campo a quelli da valutare in maniera più approfondita.

Seleziono pochi filtri, giusto quelli che riguardano le variabili discusse in precedenza, per restringere il campo a 5/10 ETF tra cui scegliere.

  1. Seleziono l’asset class che voglio replicare (Azionario, obbligazionario, immobiliare, ecc.).
  2. Seleziono l’area geografica che voglio coprire. Puoi scegliere anche il singolo Paese ma è meglio lavorare per macro-aree (Europa, Asia, USA) o per tipologia di mercato (Mercati sviluppati, Mercati emergenti) o addirittura Globali (cioè che comprendono tutte le aree geografiche mondiali e tutte le tipologie di mercato sviluppato ed emergente).
  3. Seleziono la tipologia di utilizzo dei profitti, se ad accumulazione o a distribuzione.
  4. Seleziono l’indice che voglio replicare, (ad esempio MSCI World, FTSE All World, ecc.). Se non ho preferenze particolari, lascio stare questo filtro.
  5. Seleziono solo ETF con dimensione superiore a 500 mln €.
  6. Seleziono la tipologia di replica. Di solito per i mercati azionari e obbligazionari più ampi cerco ETF a replica fisica (totale o a campione). Quelle rarissime volte che voglio ricercare ETF su mercati molto di nicchia o ETC su materie prime lascio in bianco quel filtro.

In questo modo il portale mi darà una lista di ETF che rispettano i parametri che gli ho dato.

A questo punto ordino i risultati in ordine crescente di costi di gestione (TER) per avere una lista al massimo di una decina di ETF, dal meno costoso al più costoso.

Per fare la scelta finale leggo i prospetti informativi dei vari ETF che voglio valutare, che trovo sia sul portale sia sui siti dei rispettivi fornitori.

Alla fine scelgo l’ETF con il miglior trade-off tra costi, dimensione e fornitore.

Dopo tutta questa attività di scrematura ho trovato l’ETF che fa al caso mio e che utilizzerò per investire in quella specifica asset class.

Se cerchi un ETF azionario che copra tutti i Paesi sviluppati del mondo (sull’indice MSCI World) filtrato per i parametri precedenti otterrai questa lista di ETF.

Tieni presente che l’indice MSCI World non copre i Paesi Emergenti.

Quindi se vuoi esporti anche a quella sub-asset class azionaria dovresti ricercare e inserire in portafoglio anche un ETF apposito sui Mercati Emergenti.

Se ad esempio cerchi un ETF su obbligazioni governative area Euro con scadenze a breve termine (0-3 anni), filtrato sempre in base ai parametri precedenti, ottieni questa lista di ETF.

E così via. Basta filtrare gli ETF per i parametri che ritieni più opportuni.

Spero con questo post di aver fatto luce sulla modalità di scelta dell’ETF giusto da inserire in portafoglio.

Intanto ti ringrazio per avermi letto e ti aspetto al prossimo post!

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