Investire in fondi indicizzati: una guida completa

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Il buon Warren Buffett, conosciuto forse come il più grande investitore della storia, una volta disse che la maniera più sicura per esporsi al mercato azionario è quella di limitarsi ad acquistare e possedere tutte le azioni di tutte le aziende quotate.

E se a fare questa affermazione è stato colui che, invece, ha fatto la sua fortuna attraverso l’investimento in azioni singole, allora non puoi in alcun modo ignorarlo o metterlo in dubbio.

Devi solo stare ad ascoltarlo.

Lo stesso concetto è stato portato in giro per il mondo da John C. Bogle che creò quello che ora è conosciuto come il Vanguard 500 Index Fund, il primo fondo indicizzato della storia costruito sull’indice S&P 500 per investitori privati.

Bogle nel suo libro Il Piccolo Libro dell’Investimento scrive che la strategia vincente per investire in azioni consiste nel possedere tutte le azioni di tutte le aziende del mercato.

In questo modo puoi essere sicuro di ottenere tutto il rendimento che il mercato elargisce annualmente sotto forma di dividendi e crescita degli utili.

Ma acquistando quote di un fondo indicizzato sei anche sicuro di eliminare tutto il rischio relativo alle azioni singole e il rischio del singolo settore di mercato.

L’unico rischio a cui ti esponi è il rischio di mercato, ovvero di tutto il mercato nel suo complesso. Che poi altro non è che il motivo per il quale investi nel mercato azionario.

Ma a questo punto ti chiederai: “Come faccio ad acquistare tutti i titoli azionari di un dato mercato senza avere grandi capitali, senza diventare matto e, soprattutto, senza spendere una fortuna in commissioni sul transato?”

Continua a leggere e ti spiegherò come fare.

I fondi indicizzati per investire in azioni

La maniera più efficace di acquistare tutti i titoli azionari di un mercato, comodamente da casa tua con un piano d’accumulo periodico e a basso costo, è l’acquisto di uno o più fondi indicizzati.

I fondi indicizzati sono costituiti sostanzialmente da tutte le azioni quotate in un determinato indice di mercato di cui ne replicano pari pari l’andamento, da qui l’uso del termine indicizzato.

I fondi indicizzati adottano un approccio passivo all’investimento, eliminando qualsiasi attività di selezione dei titoli e di market timing. Invece di entrare ed uscire freneticamente dal mercato, acquistano e detengono qualsiasi titolo azionario incluso in un determinato indice di mercato. Come lo S&P 500, per fare l’esempio più comune.

Ad esempio, se vuoi investire nel mercato USA puoi acquistare un fondo indicizzato allo S&P 500 che è l’indice dove sono inserite le 500 società a maggiore capitalizzazione degli USA e che rappresenta circa l’85% dell’intero universo investibile delle aziende americane quotate.

Il restante 15% del mercato azionario degli Stati Uniti è costituito da medie e piccole società inserite in altri indici come il Russel 2000, che a sua volta avrà altri fondi indicizzati che ne replicano l’andamento.

Ovviamente, esistono moltissimi fondi indicizzati che replicano esattamente i principali indici di borsa e tra i più importanti troviamo quelli che replicano i diversi mercati continentali (USA, Europa, Asia, ecc.) o quelli dei singoli Paesi e che quindi ti consentono di poter diversificare anche geograficamente il tuo portafoglio.

L’importante è che l’indice che intendi replicare tramite il fondo indicizzato sia ponderato per la capitalizzazione di mercato delle singole società che ne fanno parte.

Questo significa che il peso di ogni società all’interno dell’indice è determinato dalla sua capitalizzazione rispetto al totale della capitalizzazione dell’indice.

La capitalizzazione di una società è rappresentata dal suo valore di mercato, mentre la capitalizzazione dell’indice è costituita dalla somma delle capitalizzazioni di tutte le società che lo compongono.

E’ importante che l’indice, e quindi anche il fondo indicizzato, sia ponderato per la capitalizzazione di mercato delle singole società perché in questo modo non sarà necessario ribilanciare il portafoglio del fondo ogni volta che la capitalizzazione di una società cresce o si riduce.

In questo caso l’indice si ribilancia automaticamente senza necessità di acquistare e vendere quotidianamente azioni perchè il peso delle azioni che crescono di valore cresce contestualmente all’aumento della capitalizzazione dell’azione all’interno dell’indice.

E viceversa accade per le azioni che perdono di valore, il cui peso nell’indice si riduce contestualmente alla riduzione della capitalizzazione dell’azione stessa.

Evitando l’acquisto e la vendita quotidiana di azioni per ribilanciare il fondo si evitano tutta una serie di costi, tra cui quelli di rotazione del portafoglio, che erodono il tuo capitale nel tempo.

Investire in fondi indicizzati elimina completamente il rischio specifico legato alla singola azione, che può andare male per svariati motivi, e ti lascia esposto solo al cosiddetto rischio sistematico (o di mercato), legato cioè al mercato azionario nel suo complesso.

Questo, tra l’altro, è uno dei tanti aspetti positivi della diversificazione.

Nella sostanza un fondo indicizzato altro non è che un portafoglio contenente tutte le azioni di un dato mercato, di cui ne replica fedelmente l’andamento nel tempo.

Pertanto, avremo indici che replicano il mercato USA (S&P500 in particolare), quello Europeo (MSCI Europe, ecc.), quello del mercato Giapponese e così via.

Si possono avere anche indici che seguono l’intero mercato mondiale (come l’MSCI World) oppure solo i Paesi sviluppati o quelli emergenti, ecc.

Insomma, ci sono indici per costruire ogni tipo di portafoglio azionario altamente diversificato e a basso costo.

L’aspetto fondamentale è che acquistando quote di un determinato fondo indicizzato stai acquistando esattamente tutte le azioni facenti parte di quell’indice, nelle stesse proporzioni dell’indice e con la tranquillità di ricevere un rendimento esattamente uguale a quello dell’indice.

Se ad esempio vuoi acquistare il mercato statunitense, puoi scegliere un fondo indicizzato che replichi esattamente lo S&P 500 e puoi stare tranquillo di ricevere le stesse identiche performance di quell’indice vita natural durante, dedotte le commissioni di gestione, ovviamente.

Un’altra caratteristica che rende i fondi indicizzati ideali per i risparmiatori e gli investitori che hanno obiettivi di lungo termine è che scegliendo fondi indicizzati ad accumulazione essi possono godere del reinvestimento automatico dei dividendi nelle azioni facenti parte dell’indice e nella stessa proporzione dell’indice.

In questo modo la potenza dell’interesse composto può lavorare appieno senza essere interrotta o ridotta da pagamenti di dividendi cash e relative imposte. Infatti, queste ultime, nei fondi indicizzati ad accumulazione, verranno posticipate al momento della vendita delle quote.

Investire in fondi indicizzati: gli ETF

Un particolare tipo di fondi indicizzati sono rappresentati dagli ETF (Exchange-Traded Fund).

La peculiarità degli ETF indicizzati è che sono quotati in borsa come le azioni e quindi acquistabili e vendibili in qualsiasi momento della giornata, durante i normali orari di apertura della borsa.

Al contrario, i fondi indicizzati classici non sono quotati in tempo reale ma il valore di ogni singola quota del capitale viene calcolato a fine giornata.

Se, in particolare negli Stati Uniti, si può investire sia in fondi indicizzati classici sia in ETF, in Italia gli ETF rappresentano l’unico veicolo per investire con una strategia di indicizzazione, non essendo presenti fondi indicizzati classici.

Una volta che hai pianificato la strategia di investimento più idonea al raggiungimento dei tuoi obiettivi e determinata l’asset allocation più appropriata per il tuo portafoglio, non dovrai fare altro che acquistare, anche attraverso un piano d’accumulo (PAC), quote degli ETF che replicano gli indici che hai scelto di replicare.

Ma prima, però, dovresti valutare alcuni parametri nella scelta degli ETF, tra cui quelli a cui devi prestare maggiore attenzione sono i seguenti.

Commissioni

I costi impattano tremendamente sui rendimenti, riducendoli in misura corrispondente, e possono fare la differenza nel lungo termine.

Pertanto, una volta scelto l’indice su cui vuoi investire, il primo e più importante parametro da valutare è quello relativo alle commissioni periodiche del fondo.

Scegli fondi che non abbiano commissioni di entrata e/o di uscita e che abbiano un costo annuale inferiore allo 0,20% per gli indici più comuni come lo S&P500, l’MSCI Europe, l’MSCI World, ecc.

Per indici meno importanti e meno coperti non andare in ogni caso oltre un costo commissionale dello 0,50% annuo.

Utilizzo dei profitti

Ho già parlato prima degli ETF ad accumulazione che reinvestono automaticamente i dividendi nelle stesse azioni dell’indice e nelle stesse proporzioni.

Esistono anche ETF a distribuzione, che non reinvestono i dividendi ma li pagano cash al netto delle imposte.

Se sei in fase di accumulo e, quindi, di costruzione del capitale per obiettivi di lungo termine, ti conviene scegliere ETF ad accumulazione perchè sono molto più efficienti, in quanto l’interesse composto lavora anche sui dividendi reinvestiti al lordo delle tasse.

Se invece sei in fase di rendita, forse sono più adatti i fondi a distribuzione perchè restituiscono un flusso di reddito diretto da utilizzare per sostenere il tuo tenore di vita.

Nulla vieta però di utilizzare ETF ad accumulo anche in fase di rendita e poi liquidare solo le quote necessarie ad ottenere il controvalore corrispondente alle tue necessità di spesa.

Ma se scegliere un ETF ad accumulazione in fase di rendita non comporta particolari problemi, scegliere un ETF a distribuzione in fase di accumulo è un grave errore strategico, che pagherai a livello di ammontare di capitale finale.

Dimensione dell’ETF

Il secondo parametro da valutare è relativo alla dimensione del fondo, cioè quelle che sono le masse gestite dal fondo stesso.

Sono da preferire ETF che abbiano un NAV (Patrimonio Netto) superiore a 500 milioni di euro. Scegliere ETF più piccoli comporta il rischio che in un futuro potrebbero essere eliminati dal listino di borsa o accorpati ad altri ETF più grandi o, in ultima analisi, liquidati.

In questi casi il rischio non è quello di perdere soldi ma quello che le quote vengano liquidate con conseguente pagamento di imposte sui guadagni in conto capitale che interrompono senza motivo il lavoro dell’interesse composto.

Modalità di replica

Ci sono ETF a replica fisica ed ETF a replica sintetica.

Sono da privilegiare gli ETF a replica fisica che acquistano fisicamente le azioni facenti parte dell’indice, nella loro totalità oppure a campionamento nei casi in cui risulta difficile acquistare le azioni di tutte le aziende che compongono l’indice.

Gli ETF a replica sintetica non acquistano fisicamente le azioni dell’indice. Stipulano, invece, dei contratti derivati (solitamente di swap) con una controparte che si impegna a ritornare al gestore del fondo un rendimento pari a quello dell’indice di riferimento, dietro pagamento di una commissione.

Di solito il gestore mette a garanzia dei propri obblighi, e come strumento di scambio con la controparte, un paniere di titoli come collaterale che può essere, e solitamente lo è, composto da asset completamente differenti da quelli che compongono l’indice da replicare, anche se di solito correlati a quest’ultimo.

Quindi il gestore scambia il rendimento di questo paniere con il rendimento dell’indice che intende replicare.

Il motivo per cui è meglio optare per gli ETF a replica fisica è che negli ETF a replica sintetica si aggiunge un ulteriore livello di rischio che è quello che la controparte fallisca e non remuneri il gestore con il rendimento dell’indice che dovrebbe replicare.

C’è da dire che da tempo ormai la normativa UCITS sugli ETF impone delle limitazioni tali per cui non si possono stipulare accordi di swap con una sola controparte per un valore superiore al 10% degli asset gestiti dal fondo.

Riepilogando

Per la parte del tuo portafoglio dedicata all’investimento azionario affidati esclusivamente a fondi indicizzati perchè replicano esattamente l’andamento dell’indice di riferimento attraverso una gestione passiva che ti consente di ottenere tutto il rendimento di quel mercato. Niente di più e niente di meno.

In Italia per poter seguire una strategia di investimento indicizzata è d’obbligo scegliere ETF (Exchange Traded Fund) che, a differenza dei fondi indicizzati tradizionali, sono quotati su tutte le borse principali.

Limitati però ad acquistare e a detenere a lungo termine gli ETF senza scambiarli, per ottenere appieno il beneficio dell’indicizzazione.

Nella scelta privilegia gli ETF ad accumulazione se sei in fase di costruzione del capitale, mentre se sei in fase di rendita la scelta tra ETF ad accumulazione o a distribuzione è meno vincolante.

Opta per ETF a basso costo, meno dello 0,20% per quelli che replicano gli indici mondiali più importanti e massimo lo 0,50% per gli ETF che replicano indici meno importanti o meno coperti.

Scegli possibilmente ETF con NAV (Net Asset Value – Patrimonio Netto) superiore 500 milioni di euro in modo da limitare il rischio che vengano delistati, accorpati o, peggio ancora, liquidati.

Infine privilegia ETF a replica fisica rispetto a quelli a replica sintetica che aggiungono un livello di rischio ulteriore, quello di controparte.

Intanto io ti ringrazio per aver letto il mio post e ti aspetto al prossimo!

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