Le azioni rappresentano l’asset class regina nel panorama degli investimenti, su questo non ci piove.
Costituiscono, infatti, il veicolo di investimento più utilizzato al mondo (tranne che in Italia) e rappresentano lo strumento più affidabile per creare ricchezza nel lungo periodo.
Basta leggere qualche libro tra cui il più famoso Stocks for The Long Run di Jeremy Siegel per capire ciò di cui sto parlando.
Ma cosa sono esattamente le azioni?
Molto semplicemente, le azioni rappresentano quote del capitale sociale di un particolare tipo di società: le società per azioni.
In particolare mi riferisco alle quote di capitale di società quotate in Borsa e soggette ad controllo da parte degli organismi preposti (la Consob in Italia, la Sec negli USA, ecc.) a tutela di tutti gli investitori e degli operatori.
Acquistare un’azione vuol dire, perciò, acquistare un pezzettino di un’azienda e quindi di economia reale.
Probabilmente è il contrario di quanto hai sempre pensato che fossero i mercati azionari, cioè solo finanza slegata dalla realtà economica. Ma le cose non stanno esattamente così.
Acquistare un’azione vuol dire partecipare materialmente alle sorti di un’azienda, dei suoi prodotti, dei suoi dipendenti, dei suoi insuccessi e dei suoi successi.
Non vuol dire “giocare” come si sente spesso dire quando si parla di borsa.
Giochi soltanto se tratti le azioni come un biglietto della lotteria o come un videogame. Se le compri e le vendi alla velocità della luce senza una strategia di investimento ben pianificata sui tuoi obiettivi.
Ma se acquisti azioni con una strategia e le detieni a lungo termine parteciperai alla vita e agli utili dell’azienda stessa per tutto il tempo, con ritorni economici nel lungo periodo sicuramente soddisfacenti.
Questo tienilo sempre bene a mente: un’azione non é un pezzo di carta o un biglietto della lotteria slegato dal mondo reale.
Un’azione è l’espressione più genuina che possa esserci del mondo economico e produttivo reale.
Ricordalo sempre. Soprattutto a chi cerca di convincerti del contrario, magari lasciando marcire i suoi soldi in un conto deposito o in un BTP a trent’anni.
Tuttavia, è bene ribadirlo sempre, quando parlo di investimento azionario mi riferisco sempre a investimenti in ETF indicizzati, ben diversificati e a basso costo. Sempre nell’ambito di una strategia che tenga conto di obiettivi, orizzonti temporali, coperture assicurative, fondi emergenze e tutto ciò che serve per una corretta pianificazione finanziaria.
Ad esempio ETF che replicano l’andamento del mercato azionario mondiale nel suo complesso come l’MSCI World, il FTSE All World e così via.
In questa maniera godrai dei risultati economici e della crescita delle aziende nel loro complesso. Ottenendo i rendimenti di mercato con un rischio (nel lungo termine) molto contenuto.
Ti sconsiglio in tutti i casi una strategia di investimento in azioni singole. Perchè è una strategia molto rischiosa, tanto nel breve quanto nel lungo termine.
Ma andiamo a vedere più da vicino le principali caratteristiche delle azioni.
Il reddito prodotto dalle azioni: i dividendi
In quanto quote di società, le azioni danno diritto di voto a chi le possiede, ma questo a te interessa poco ai fini dell’investimento. Ma, soprattutto, conferiscono il diritto a percepire le quote degli utili prodotti annualmente dalla società che vengono distribuite a tutti gli azionisti, chiamate dividendi.
L’ammontare del dividendo annuo da distribuire agli azionisti viene deciso dall’Assemblea degli Azionisti e può variare in base alle politiche di pay-out decise dalla società. Il pay-out altro non è che la quota percentuale di utile che verrà effettivamente distribuita agli azionisti sotto forma di dividendo.
Le politiche di distribuzione, o di pay-out, vengono definite dal CDA e dall’Assemblea degli azionisti in base all’andamento degli utili di anno in anno.
Al netto delle politiche di distribuzione, i dividendi variano al variare degli utili netti della società. Quindi, in linea di massima, maggiori saranno gli utili e maggiori saranno anche i dividendi.
Se invece gli utili dovessero diminuire, in teoria anche i dividendi per azione saranno più bassi.
Ma molto più spesso accade che, anche in un contesto di riduzione degli utili, i dividendi per azione restino invariati. Questo perché il management e l’Assemblea degli Azionisti preferiscono mantenere una certa costanza e linearità nella politica di distribuzione dei dividendi. In questo modo i dividendi non seguiranno pari pari l’andamento degli utili ma avranno un andamento più regolare e crescente nel corso del tempo.
In questo modo i dividendi seguiranno l’andamento tendenziale dell’utile senza però replicarlo puntualmente ogni anno.
Può anche accadere che l’azienda non distribuisca dividendi ma reinvesta tutto l’utile con l’obiettivo di crescere maggiormente in futuro e produrre utili ancora maggiori.
Questo è il caso delle aziende cosiddette Growth i cui utili crescono molto rapidamente. Il management di queste aziende ritiene che gli azionisti possano ottenere maggiori rendimenti dal reinvestimento degli utili nel business aziendale, piuttosto che dalla distribuzione dei dividendi.
Il dividendo, come avrai già capito, è importantissimo perché rappresenta il flusso diretto di reddito che l’investitore percepisce dalle azioni possedute.
Supponendo che tu abbia acquistato un’azione a 10€ e che la stessa azione dia diritto annualmente ad un dividendo di 0,50€, avrai un rendimento diretto del 5% all’anno (0,50€/10€).
Questo rendimento viene definito rendimento da dividendo o Dividend-Yield. Ed è aggiuntivo rispetto al rendimento che ottieni in conto capitale quando vendi l’azione ad un prezzo superiore a quello d’acquisto (se è inferiore avrai una perdita in conto capitale).
Leggi l’articolo su come calcolare il rendimento di un investimento per maggiori approfondimenti sul rendimento in conto capitale.
C’è un altro aspetto da non sottovalutare che riguarda i dividendi.
Abbiamo già detto che il dividendo tende a seguire il trend degli utili aziendali. E siccome gli utili delle aziende sane tendono complessivamente a crescere nel corso del tempo, anche i dividendi ed il rendimento da dividendi tendono a crescere allo stesso ritmo.
Se ad esempio hai acquistato un’azione a 10€ e il dividendo passa da 0,50€ ad azione a 0,55€ e poi ancora a 0,60€, il tuo Dividend-Yield passerà dal 5% al 5,5% e poi al 6%. Perchè il dividendo va rapportato al tuo prezzo di acquisto che resta sempre quello (a meno che nel frattempo non acquisti altre azioni della stessa azienda nel frattempo).
Questo aspetto è di vitale importanza per stimare il rendimento futuro del mercato azionario.
Cosa determina il prezzo delle azioni?
Le azioni sono scambiate quotidianamente sul mercato e hanno un prezzo che è fissato dalla domanda e dall’offerta di ogni singola azione su quel mercato.
Questo prezzo di equilibrio tra domanda e offerta di ogni singola azione tende a fluttuare sostanzialmente in relazione ad un solo parametro: le aspettative sugli utili futuri.
Quando le aspettative sugli utili di un’azienda sono in crescita allora ci saranno molti più investitori interessati all’acquisto delle sue azioni. E, visto che l’offerta di azioni non può generalmente aumentare, il prezzo tende a crescere per riportare in equilibrio domanda e offerta.
Nel caso contrario, quando cioè le previsioni sugli utili sono in calo, il prezzo di quell’azione tende a ridursi.
Spesso queste previsioni sono completamente slegate dalla realtà e non hanno una motivazione reale sottostante. A volte sono follemente positive e quindi i prezzi salgono a livelli irrazionali e altre volte sono catastrofiche e i prezzi calano di conseguenza.
Pertanto, prezzi elevati che si formano in previsione di utili elevati (ma non supportati da evidenze concrete) possono rappresentare una buona occasione per vendere quell’azione realizzando un profitto (ad esempio vendi a 20€ un’azione che hai acquistato a 10€ con un profitto del 100%).
Viceversa, prezzi catastroficamente bassi ma senza ragioni concrete che facciano realmente pensare ad una futura riduzione degli utili dell’azienda, rappresentano una buona occasione per acquistare (magari a 5€ un’azione che ha un valore di 10€).
Proprio per il fatto che molto spesso il prezzo delle azioni è determinato dalle scelte emotive degli investitori piuttosto che dai reali fondamentali dell’azienda (utili, dividendi e crescita), l’investimento azionario è molto rischioso nel breve periodo.
Invece, nel lungo periodo i valori fondamentali del business aziendale vengono fuori e il rischio di investire in azioni di aziende sane si riduce drasticamente.
Come valutare il prezzo di un’azione: il multiplo P/E
Un parametro molto utilizzato per stabilire se un’azione è correttamente valutata o meno, cioè se il suo prezzo è in linea con gli utili e con le prospettive di crescita dell’azienda, è il cosiddetto multiplo P/E, price-to-earning. Il P/E esprime il rapporto tra il prezzo di una singola azione di una data società e i suoi utili per singola azione (EPS). Di solito si prendono come base del calcolo gli utili per azione dell’anno precedente o degli ultimi dodici mesi.
Normalmente un’azienda quotata correttamente dovrebbe avere (come regola empirica, non sicuramente come scienza esatta) un P/E intorno a 15, ossia quando quota 15 volte gli utili.
Questo vuol dire anche che l’utile per azione rende 1/15mo del prezzo. Se un’azione è quotata a 10€ ed ha un utile per azione di 0,66€ allora il suo P/E è di 15 (10€/0,66€) e vuol dire che gli utili rendono il 6,6% all’anno (0,66€/10€).
Valori di P/E molto superiori a 15 indicano in genere un’azione sopravvalutata, mentre multipli P/E molto sotto 15 indicano generalmente un’azione sottovalutata.
Ho detto “generalmente” perché se l’azienda ha previsioni di utili fortemente in crescita e queste previsioni sono suffragate da fatti concreti, allora un’azione può essere correttamente valutata anche a multipli di 25/30 volte gli utili.
Si parla in questi casi di aziende Growth. Ovvero, aziende con forte crescita degli utili e, conseguentemente, con un P/E elevato proprio perchè nel prezzo viene scontata già la futura crescita degli utili.
In questi casi è però necessario che l’azienda abbia margini di crescita tali da supportare quei multipli, altrimenti sei comunque in presenza di un’azione sopravvalutata.
Pensa ad Apple che ha viaggiato nel corso degli anni a multipli P/E di 30 che erano però giustificati da crescite degli utili del 20% all’anno. Quindi le sue azioni erano correttamente valutate anche se avevano un multiplo P/E di 30 volte gli utili.
Viceversa, se un’azione ha multipli P/E bassi perché gli utili dell’azienda non crescono sufficientemente oppure perché l’azienda appartiene ad un settore in crisi o legato ad un ciclo economico in fase calante, allora può essere correttamente valutata anche se ha un multiplo P/E basso.
Si parla in questi casi di aziende Value, ovvero aziende che hanno previsioni di crescita futura degli utili da basse a moderate e, di conseguenza multipli P/E più contenuti.
Per stabilire se un’azione è sopravvalutata o sottovalutata non basta guardare solo il suo P/E. Occorre anche valutare la crescita prevista per quell’azienda e per il settore in cui opera e la fase del ciclo economico in cui si trova.
In ogni caso, non dovresti mai comprare azioni sopravvalutate perchè, prima o poi il mercato si accorgerà del loro vero valore e i prezzi scenderanno di conseguenza, lasciandoti con una perdita in conto capitale tanto più alta quanto più l’azienda e le sue azioni erano sopravvalutate.
Viceversa, acquistare azioni sottovalutate può produrre grandi guadagni in conto capitale quando il mercato tornerà a prezzarle per quello che è il loro reale valore.
Il rischio delle azioni
Parlando di rischio, le azioni sono soggette principalmente al rischio di impresa che ovviamente è legato alle sorti future degli utili della società. Ed è lo stesso identico rischio che ricade sull’imprenditore.
Può sempre accadere che un’azienda in difficoltà subisca un calo degli utili e possa decidere di ridurre o addirittura sospendere il pagamento del dividendo. In quel caso, l’azionista perderebbe il flusso di reddito annuale che costituisce parte importante del rendimento.
E questo è uno degli aspetti del rischio di impresa.
Può accadere che l’azienda perda quote di mercato per effetto della concorrenza o perchè non è capace di rinnovarsi o per tante altre cause ancora. Pertanto, queste difficoltà possono ripercuotersi sui suoi utili e di conseguenza sui prezzi e infine sul valore del tuo investimento.
Di solito questo rischio si manifesta sul breve periodo mentre sul lungo periodo, se l’azienda è solida e ben gestita, sicuramente si riprenderà e tornerà a produrre utili e il prezzo delle sue azioni tornerà a salire.
Ma in alcuni casi, se i problemi sono irreversibili, l’azienda può anche fallire e tu potresti perdere l’intero capitale che hai investito nelle sue azioni.
In definitiva l’azionista si espone agli stessi rischi cui si espone ogni imprenditore e quindi, banalmente, ai rischi tipici delle attività imprenditoriali. Né più né meno.
Ecco perché non dovresti mai investire in azioni singole ma dovresti esporti al mercato azionario seguendo una strategia di investimento passiva basata sull’acquisto di ETF indicizzati e a basso costo che contengono indistintamente tutte le azioni di un certo mercato e che annullano il rischio specifico di ciascuna azione presa singolarmente.
Perciò in caso di difficoltà, o persino di fallimento, di un’azienda non avresti ripercussioni significative sul valore del tuo investimento.
In conclusione, il rischio di detenere azioni (singole in particolare) è un rischio importante nel breve periodo ma, proprio per questo, i rendimenti attesi sono più alti e, teoricamente, illimitati rispetto ad altri asset meno rischiosi .
Io ti ringrazio per aver letto il mio post e ti aspetto al prossimo!
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