Nel mondo della finanza personale, ma in campo finanziario più in generale, sentirai spesso parlare di investimento e speculazione.
Sono termini che molte volte vengono utilizzati come sinonimi e questo contribuisce a creare ancora più confusione tra i risparmiatori.
La differenza che intercorre tra questi due termini, e quindi tra le rispettive attività, è enorme. Più o meno come quella tra percorrere una strada avvolta nell’oscurità con gli abbaglianti dell’auto accesi oppure con i fari completamente spenti.
Sono due concetti molto differenti tra loro e soddisfano esigenze diverse. Esigenze che solitamente si collocano agli antipodi, soprattutto per ciò che attiene i rispettivi orizzonti temporali.
O almeno così dovrebbe essere ed ora te lo spiego meglio.
La definizione di investimento
Tra le tante definizioni di investimento che puoi trovare in giro, io preferisco sempre utilizzare quella che ci ha lasciato più di 70 anni fa il celeberrimo Benjamin Graham, economista, professore universitario, investitore e padre della teoria del value investing,
“Un’operazione di investimento è un’attività che, dopo un’analisi approfondita, promette la sicurezza del capitale e un rendimento adeguato. Le operazioni che non soddisfano questi requisiti sono speculative.”
Benjamin Graham – L’Investitore Intelligente
Questa definizione ci dice tantissime cose sulla differenza tra investimento e speculazione.
Traccia una linea netta di demarcazione tra le operazioni che sono riconducibili all’investimento e quelle che invece ricadono nella pura speculazione.
Affinché si possa parlare di investimento nel vero senso del termine, occorre che l’operazione si caratterizzi per la presenza di tre requisiti:
- Analisi approfondita dell’operazione
- Sicurezza del capitale investito
- Ritorno adeguato
L’investimento non può prescindere da un’analisi accurata della situazione complessiva e dei dettagli dell’operazione che ti accingi a compiere.
Ad esempio, se stai valutando l’opportunità di acquistare delle obbligazioni, non puoi prescindere dall’analisi dei dettagli come la solidità dell’emittente, il suo rating, la scadenza, i tassi di interesse, l’inflazione, ecc.
Per potersi definire un investimento, l’operazione che ti accingi a mettere in atto deve garantirti la sicurezza del capitale investito.
La sicurezza in assoluto non esiste, altrimenti non esisterebbe nemmeno l’investimento. Ma per sicurezza del capitale investito devi intendere che l’operazione non deve ragionevolmente esporti a perdite ingenti nel medio-lungo termine.
In sostanza, investire vuol dire non metterti nelle condizioni di perdere tutto il capitale con operazioni azzardate.
L’operazione, perché possa essere classificata come investimento, deve garantirti un ritorno adeguato sul capitale rispetto sia al rischio che ti stai assumendo sia al rendimento di operazioni alternative che abbiano un grado di rischio equivalente.
Pertanto, se un’operazione ti garantisce un ritorno più basso rispetto ad altre alternative più redditizie a parità di rischio, allora l’operazione non può essere classificata come un investimento. Stessa cosa se ti garantisce un rendimento pari a quello di altre alternative ma con un rischio sensibilmente più alto.
Se anche solo uno dei tre requisiti fondamentali non è soddisfatto, allora di fronte non hai un investimento ma un’operazione speculativa.
Anche il contesto definisce l’Investimento
Un’operazione che in un particolare momento può costituire un investimento, in un altro momento potrebbe non esserlo più perché, magari, è venuto meno uno dei tre presupposti fondamentali.
Un esempio “accademico” è quello dell’acquisto di azioni al picco delle quotazioni dell’indice S&P 500 nell’agosto del 2000. In quel momento lo S&P 500 quotava ad oltre 30 volte il multiplo P/E, oltre 43 volte l’indice CAPE di Shiller e aveva un rendimento da dividendo dell’1,11%.
Analizzando la situazione in modo razionale e approfondito non si poteva non rilevare che le azioni alla fine del secolo scorso erano palesemente sopravvalutate. Venivano da un decennio di rialzi continui che avevano prodotto rendimenti medi composti di oltre il 16% annuo.
Non si poteva, quindi, ignorare che avrebbero restituito scarsi ritorni per gli anni a venire.
Pertanto, in quel particolare istante, un’attenta analisi dell’operazione di acquisto di azioni dell’indice S&P 500 doveva per forza di cose rilevare che in quella operazione non era garantita né la sicurezza del capitale investito né un ritorno adeguato.
Di conseguenza l’acquisto di azioni USA in quel particolare momento costituiva un’operazione di pura speculazione.
Viceversa nel 2003, quando le stesse azioni venivano da un calo di quasi il 50% in 3 anni e avevano in quel momento un rendimento medio da dividendo molto più alto di quello del 2000, quell’operazione di acquisto “garantiva” la sicurezza del capitale investito (i prezzi infatti erano molto bassi in relazione agli utili e ai dividendi) e prospettavano un rendimento adeguato in futuro.
Perciò l’acquisto spot di azioni USA nel febbraio 2003 era da annoverare a pieno titolo tra le operazioni di investimento.
Ecco perché anche il contesto di riferimento contribuisce a determinare se un’operazione è un investimento o è pura speculazione.
Se dalle operazioni di investimento puoi attenderti un flusso di ritorni adeguati senza esporti al rischio di perdite ingenti nel lungo termine, per ottenere una remunerazione dalle operazioni puramente speculative devi solo scommettere che il prezzo di un certo bene o attività cresca in un futuro più o meno prossimo.
Sostanzialmente è quello che avviene con i beni che non producono flussi di reddito come le commodities, l’oro, le valute, le criptovalute o, come abbiamo visto, anche le azioni in particolari momenti di mercato quando sono palesemente sopravvalutate.
La differenza tra investimento e speculazione che deve interessarti
Al di là delle definizioni tecniche e accademiche, quello che a te dovrebbe interessare in termini di finanza personale è che si investe per raggiungere obiettivi con un orizzonte temporale di lungo periodo, diversificando correttamente tra le asset class disponibili.
Si specula, invece, per cercare di ottenere grossi risultati in un arco temporale molto ristretto. Di solito focalizzandosi su prodotti finanziari che si prestano molto bene a scommesse di questo tipo per via della loro volatilità a breve termine.
In sintesi, l’investimento pone molta più enfasi sul rischio e meno sul rendimento, mentre la speculazione guarda solo il rendimento e non il rischio associato.
Azioni, derivati e criptovalute, di solito rappresentano ottimi strumenti per fare speculazione.
Investire, non significa che non si debba mai speculare.
Se proprio vuoi fare una puntata al casinò, perché di questo si tratta quando parliamo di speculazione, fallo ma consapevolmente, ovvero senza mai perdere di vista il fatto che stai solamente facendo una scommessa speculativa e non stai investendo.
E viceversa, naturalmente.
E in ogni caso riserva a questa scommessa solo una piccola quota del tuo patrimonio in modo che se va male non avrai compromesso il tuo futuro e quello della tua famiglia.
Come sempre, queste non sono sollecitazioni a investire o a speculare ma sono solo dei suggerimenti che potrai mettere in pratica in accordo e con il consiglio del tuo consulente finanziario indipendente di fiducia.
Buon investimento, buona speculazione e grazie per avermi letto!
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