La forza delle abitudini nella finanza personale

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Tutta la nostra esistenza è in gran parte costituita da una moltitudine di abitudini pratiche.

Quasi tutte le decisioni, le scelte, le operazioni che compiamo ogni giorno non sono frutto di ragionamenti ben meditati. Potrebbe sembrarci il contrario ma in realtà quasi tutto ciò che ogni giorno facciamo è frutto di abitudini ben consolidate.

Da quando mettiamo i piedi giù dal letto la mattina a quando non li rimettiamo sul letto la sera, tutto il tempo che passiamo svegli è scandito da abitudini: da come mettiamo il dentifricio sullo spazzolino a come tiriamo l’auto fuori dal box, da come guidiamo nel traffico, da quello che facciamo appena arrivati in ufficio a come organizziamo i nostri pensieri.

E la cosa affascinante è che realizziamo tutte queste attività senza pensarci, proprio perchè il cervello le esegue in automatico.

Come e perchè si formano le abitudini

In un certo istante tutti noi abbiamo scelto con cognizione di causa come allacciarci le scarpe, come lavarci i denti, come organizzare la giornata lavorativa, come guidare l’auto nel traffico.

Poi però, man mano, abbiamo smesso di pensare attivamente a come eseguire tutte queste attività e la loro esecuzione è diventata automatica, cioè facciamo tutte queste cose realmente senza pensarci.

Secondo gli scienziati le abitudini si formano perchè il cervello umano (ma non solo umano) è costantemente alla ricerca di modi per risparmiare energia e tempo.

Se il nostro cervello non potesse trasformare la gran parte dei nostri comportamenti in abitudini collasserebbe sotto il peso delle innumerevoli attività che quotidianamente eseguiamo.

Agli inizi degli anni novanta alcuni ricercatori del MIT scoprirono che le abitudini risiedono negli strati più interni del cervello, dove lo stesso incontra la colonna vertebrale.

In questo punto si trovano le strutture più antiche e primitive che controllano i comportamenti automatici come la respirazione, la deglutizione e tante altri.

Si tratta dei cosiddetti gangli della base, un gruppo di cellule di cui fino ad allora gli scienziati non avevano compreso bene il funzionamento.

Proprio gli scienziati del MIT si accorsero che gli animali con lesioni ai gangli della base manifestavano problemi con l’esecuzione di alcune attività che prima eseguivano abitudinariamente e, pertanto, dedussero che questi piccoli nuclei avessero un ruolo determinante per la formazione delle abitudini.

Come funzionano le abitudini

L’esplosione della violenza era di solito preceduta da una folla di iracheni che si radunavano in una piazza o in un altro luogo pubblico aperto. Con il passare del tempo la folla aumentava gradualmente di numero finchè ad un certo punto arrivavano anche venditori di cibo. Poi qualcuno lanciava un oggetto (come una pietra o una bottiglia) e da lì in poi si scatenava il putiferio.

Il maggiore dell’esercito chiese al sindaco della città di Kufa se si potesse tenere lontani dalle piazze i venditori di cibo e il sindaco rispose in maniera affermativa.

Qualche giorno dopo, una piccola folla si era radunata di fronte alla moschea della città e nel corso della giornata si era rapidamente ampliata. Alcune persone avevano iniziato ad intonare cori di protesta e la polizia si aspettava da un momento all’altro che si sviluppasse l’ennesima esplosione di violenza con morti e feriti.

Al tramonto la gente mostrava chiari segni di irrequietezza e di fame ma, siccome i venditori di cibo erano stati tenuti lontani dalle piazze, la gente non trovando dove acquistare da mangiare aveva cominciato ad andarsene e gli slogan di protesta divennero sempre più radi e flebili.

Alle otto di sera di fronte alla moschea non c’era più nessuno.

Il maggiore dell’esercito durante la sua carriera aveva imparato quanto le abitudini organizzative fossero importanti e aveva iniziato ad identificarne i modelli e ad agire cercando di modificarli per ottenere un certo tipo di risposta dai suoi sottoposti.

E allo stesso modo aveva identificato un modello a seguito del quale durante le proteste in Iraq scoppiavano sommosse che provocavano morti e feriti.

Identificato il segnale scatenante (in questo caso i venditori di Kebab) e correttamente disattivato, l’abitudine era stata smontata e non ci furono più sommosse particolarmente violente.

Difatti, tutti i modelli che portano alla formazione delle abitudini prevedono sostanzialmente tre step che si combinano in un circolo chiamato, appunto, circolo dell’abitudine.

Per primo arriva un segnale, che può essere visivo, emozionale, una sequenza di pensiero o qualsiasi altra cosa, ed è come un interruttore che ordina al nostro cervello di entrare in modalità automatica e quale abitudine utilizzare tra quelle archiviate in memoria.

A seguito del segnale rilevato, e quindi in base all’abitudine richiamata alla memoria, il cervello attiva una routine, cioè un comportamento prestabilito dall’abitudine stessa.

Infine, arriva sempre una gratificazione successiva all’azione compiuta tramite la routine. Essa può consistere in cibo, secrezione di sostanze ormonali che incidono sul nostro benessere psico-fisico, appagamento emotivo, o qualsiasi altro tipo di “premio”.

In base al tipo di gratificazione il nostro cervello decide se vale la pena o meno memorizzare una certa routine in modo da ottenere quella data gratificazione.

Sostanzialmente questo è il processo con cui si formano le abitudini nel nostro cervello.

Con la ripetizione continua del circolo segnale-routine-gratificazione i comportamenti diventano sempre più consolidati e automatici generando quindi le abitudini.

Il punto di tutta la faccenda è che quando una certa routine viene eseguita in automatico alla rilevazione di un certo segnale, quindi quando un comportamento diventa un’abitudine, il cervello non partecipa più attivamente al processo decisionale.

Smette proprio di lavorare.

Ecco perchè non è semplice combattere un’abitudine se il cervello non partecipa più attivamente a decisioni che invece si attivano in automatico.

Come creare una nuova abitudine o modificare una già esistente

Compreso il circolo dell’abitudine avrai capito che per creare una nuova abitudine dovrai necessariamente individuare un certo tipo di segnale che attiverà una certa routine per ottenere, infine, un certo tipo di gratificazione.

Tuttavia, affinchè questo meccanismo possa funzionare, e quindi affinchè si possa instaurare una nuova abitudine, è necessario che si crei un bisogno di ottenere quella gratificazione che alla rilevazione di un certo segnale porta il cervello ad eseguire automaticamente una certa routine.

Se non c’è il bisogno di quella gratificazione il cervello non attiverà mai la routine anche se rileva il segnale giusto. E’ il bisogno che è alla base del circolo dell’abitudine. Se non c’è bisogno non esiste abitudine.

Io sono un golosone di pizza ma ho il problema di avere la glicemia un po’ alta e l’unica maniera di potermi permettere di mangiare la pizza una volta a settimana senza compromettere il livello di zuccheri nel sangue è quello di andare a correre per 40/45 minuti almeno un paio di volte a settimana.

Ma il punto è che non amo molto correre e quindi mi risultava molto difficile far radicare questa abitudine nella mia vita. Allora ho cercato di individuare un segnale, nel mio caso il ritorno dal lavoro nei giorni di martedi e venerdi, in cui appena tornato mi preparavo e andavo a fare la mia corsetta perchè poi al sabato successivo so che avrei mangiato la pizza senza sentirmi in colpa per la mia glicemia.

Il segreto è quindi scegliere un segnale specifico (il rientro a casa dopo il lavoro il martedi e il venerdi) e una gratificazione chiara (mangiare la pizza al sabato) che fa scattare in me l’abitudine di andare a correre.

Ma questo funziona solo perchè avverto chiaramente il bisogno della gratificazione, cioè quello di mangiare la pizza il sabato sera, senza il quale non sarei mai stato in grado di creare l’abitudine consolidata di andare a correre nei giorni di martedi e venerdi dopo il lavoro.

Allo stesso modo puoi cambiare qualsiasi tipo di abitudine lasciando invariato il segnale, la gratificazione e il bisogno di quella gratificazione sostituendo, invece, la vecchia routine con una nuova routine che vorresti diventasse la nuova abitudine.

Prendiamo ad esempio il vizio del fumo. Quando un fumatore rileva un segnale, ad esempio un pacchetto di sigarette, il suo cervello anticipa il sollievo offerto dalla nicotina.

E’ sufficiente la vista di un pacchetto di sigarette (segnale) perchè il suo cervello senta il bisogno di una dose di nicotina (gratificazione) e quindi si accenda una sigaretta (routine).

Per modificare quest’abitudine devi prima chiederti se fumi perchè ti piace la nicotina, perchè è un modo per socializzare, per scandire la tua giornata o perchè ti offre uno stimolo intenso.

Se lo fai per ottenere uno stimolo (gratificazione) allora puoi sostituire la routine della sigaretta con quella di una tazzina di caffè che ti fornisce uno stimolo analogo a quello della nicotina quando il tuo cervello rileva il segnale.

Se invece lo fai per la voglia di socializzare (gratificazione) allora puoi sostituire la routine della sigaretta con una pausa in ufficio in cui vai a scambiare due chiacchere con un collega.

In sostanza, per modificare un’abitudine occorre lasciare invariato il segnale e la gratificazione, sostituendo invece la routine con un’altra ritenuta più adeguata.

Come le abitudini possono aiutarci nel campo della finanza personale

Ma cosa c’entra tutto questo discorso sulle abitudini in un blog che parla di finanza personale?

C’entra eccome, perché tramite la costruzione di un’abitudine, o la modifica di una vecchia, puoi rendere automatici comportamenti virtuosi in campo finanziario. Comportamenti che spesso sono troppo noiosi e che non hai troppa voglia o interesse a compiere ma che si rivelano determinanti per il nostro benessere finanziario e per il raggiungimento degli obiettivi che ti sei dato.

Di seguito ti faccio due esempi pratici.

Abitudini nel risparmio e nell’investimento. Per alcuni l’atto del risparmiare, e successivamente dell’investire, può essere tremendamente spiacevole o noioso e quindi difficile da attuare consapevolmente.

Per questo motivo instaurare un comportamento abitudinario può venire in soccorso automatizzando il processo di risparmio e di investimento, bypassando l’intervento conscio del cervello che renderebbe difficile l’esecuzione dell’attività, boicottandola.

Per costruire l’abitudine di risparmio e di investimento, prima di tutto occorre individuare un segnale chiaro ed inequivocabile al verificarsi del quale il cervello attiva in automatico la routine di risparmiare e di investire una certa quota delle entrate.

Poi occorre stabilire il tipo di gratificazione che si ottiene tramite l’esecuzione di quella routine.

Ad esempio, il segnale potrebbe essere rappresentato dall’accredito dello stipendio sul conto corrente. Al rilevamento del segnale il cervello gradualmente attiverà la routine di trasferire un certa percentuale prefissata dello stipendio su un conto deposito per poi essere investita secondo il proprio piano di investimento.

La gratificazione potrebbe essere rappresentata dal raggiungimento di un certo obiettivo che abbiamo particolarmente a cuore come, ad esempio, pagare gli studi di nostro figlio in un’università prestigiosa oppure versare la caparra per l’acquisto della casa o cose del genere.

In questa maniera avrai creato un’abitudine che ti consentirà in automatico di mettere da parte una quota del tuo stipendio nel momento in cui arriva l’accredito in conto.

L’importante è avvertire davvero il bisogno di quella gratificazione (nell’esempio precedente di realizzare un obiettivo di vita o finanziario), altrimenti la routine non si attiverà mai e quindi il tuo cervello non trasformerà mai quel comportamento in un’abitudine.

Lo so, redigere il budget, pianificare e controllare le spese mensilmente può essere un’attività molto noiosa e il nostro cervello, probabilmente, si rifiuterà di partecipare attivamente a questa routine che invece è determinante per la nostra salute finanziaria.

Anche in questo campo, quindi, la creazione di un’abitudine può far si che il cervello attivi automaticamente una routine di pianificazione e controllo delle spese che ci ritornerà indubbiamente utile.

Come avrai già capito, dovrai necessariamente trovare un segnale al rilevamento del quale il cervello attiverà in automatico la tua routine di budgeting. Io di solito utilizzo come segnale l’arrivo del primo giorno del mese, allo scattare del quale procedo per abitudine al controllo delle spese del mese appena finito e ad apportare modifiche, se è il caso, a quelle del mese successivo.

Ma il segnale e la routine, come abbiamo già visto non bastano, perchè occorre che ci sia una gratificazione una volta portata a compimento la routine.

In questo caso ho creato un conto che utilizzo per lo svago e il divertimento in cui faccio confluire, oltre ad una quota fissa mensile, anche la differenza tra quanto messo a budget per le spese del mese appena trascorso e quanto effettivamente ho speso. Il tutto dopo aver controllato tutte le mie uscite. A questo punto la gratificazione consiste nello scoprire di aver speso meno del previsto e di poter quindi rimpinguare il mio conto dello svago e del divertimento.

Non sempre arriva la gratificazione, perchè non sempre riesco a stare sotto al budget, ma la sola possibilità di esserlo, e di poter incrementare il mio conto svago e divertimenti, mi fa sentire il bisogno di quella gratificazione che fa scattare in automatico la routine del controllo delle spese non appena terminato il mese.

Queste che ti ho appena esposto sono solo un paio di idee su come le abitudini possono aiutarti nel campo della finanza personale ma non è detto che tu non possa crearne di nuove o di migliori per la tua situazione specifica, ma intanto…. grazie per aver letto il mio articolo!

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