Un dilemma non da poco che angoscia chi è appena andato in pensione è quello di capire quanto prelevare durante la pensione dal proprio portafoglio pensionistico. E questo senza correre il rischio di rimanere senza soldi nel bel mezzo di quello che dovrebbe essere il periodo della vita più sereno e tranquillo in assoluto. Periodo in cui godersi i frutti dei sacrifici fatti per risparmiare ed investire durante gli anni di lavoro.
Pertanto, il problema a cui molti pensionati non riescono a dare soluzione è sapere quanto poter prelevare dal proprio portafoglio pensionistico ogni anno. L’obiettivo è quello di evitare il rischio di restare senza soldi a metà strada e dover tornare a fare qualche lavoretto per portare a casa qualche entrata extra o dover ridurre il loro tenore di vita.
Questo problema, molto spesso, si concretizza nella tendenza di molti pensionati a prelevare dal loro portafoglio pensionistico molto meno di quanto realmente potrebbero. Ma in questa maniera compromettono la qualità della loro vita per preoccupazioni che il più delle volte appaiono infondate se si opera in maniera corretta.
Il grosso rischio in fase di utilizzo del proprio portafoglio pensionistico una volta andati in pensione, è quello che uno o più crolli di mercato si concentrino nei primi anni della pensione.
Questo evento può mettere seriamente a rischio la durata del portafoglio per tutto il periodo della pensione. Perché un crollo dei mercati nei primissimi anni della pensione, abbinato ai prelievi, può ridurre la massa critica del portafoglio in maniera tale che i futuri rialzi del mercato non siano più sufficienti a compensare i futuri prelievi.
Perciò, con il serio rischio di restare senza soldi nel bel mezzo della pensione.
Di conseguenza, bisogna trovare una maniera efficace per stabilire un certo equilibrio tra rendimenti del mercato e prelievi, tale che il portafoglio sia in grado di coprire tutto il periodo della pensione per non rischiare di restare senza soldi.
Andiamo a vedere il metodo migliore che a tutt’oggi garantisce con ragionevole certezza di non restare senza soldi in pensione, indipendentemente dalla distribuzione dei rendimenti del mercato nel tempo.
La regola del 4%
Un metodo molto utilizzato per determinare quanto prelevare dal proprio portafoglio pensionistico è quello messo a punto da William P. Bengen nel suo articolo pubblicato sul “Journal of Financial Plannig” Determining Withdrawal Rates Using Historical Data, che va sotto il nome di regola del 4%.
Questa regola consiste nel prelevare dal proprio portafoglio pensionistico una quota pari al 4% del portafoglio di partenza e poi rettificarla anno per anno in base al saggio di inflazione annuale, in modo che la cifra di prelievo iniziale mantenga lo stesso potere di acquisto nel tempo.
Ma Bengen com’è arrivato esattamente a questa quota del 4%?
Bengen prende in considerazione un’asset allocation di partenza del portafoglio pensionistico costituita per il 50% da un fondo azionario indicizzato allo S&P 500 e per l’altro 50% da un fondo indicizzato al mercato obbligazionario USA a media scadenza, ribilanciato annualmente, ed utilizzando le serie storiche dal 1926 in poi per calcolarne il rendimento annuale.
Ha simulato un primo scenario in cui l’ipotetico possessore del portafoglio andava in pensione a gennaio del 1926 prelevando, in quell’anno, il 3% del suo portafoglio e, nel corso degli anni successivi, continuando a prelevare la stessa somma ma corretta per il tasso di inflazione rilevato l’anno precedente.
Bengen ha poi simulato lo stesso scenario ma considerando come anno di partenza il 1927, poi il 1928 e così di seguito.
In base ai rendimenti che il portafoglio 50/50 ha effettivamente riportato nel corso degli anni dal 1926 al 2004, ed eseguendo il primo anno un prelievo del 3% corretto poi annualmente in base al tasso di inflazione registrato, Bengen ha verificato che in nessun caso i portafogli sono andati a zero prima di 50 anni.
Questo significa che un pensionato che fosse andato in pensione in uno degli anni dal 1926 in poi, prelevando il 3% del portafoglio il primo anno e in seguito la stessa cifra corretta per il tasso di inflazione, non sarebbe mai restato senza soldi . Anzi, avrebbe lasciato anche qualcosa agli eredi.
Poi Bengen ha replicato lo stesso identico studio ma con un prelievo del 4% al primo anno di pensione e poi la stessa cifra corretta volta per volta in base al tasso di inflazione per gli anni successivi. Ha verificato che anche in questo caso la maggior parte delle volte i portafogli non si azzeravano prima dei 50 anni, tranne qualche caso in cui si azzeravano tra i 35 ed i 40 anni.
Dal momento che, in base alle tabelle di mortalità, la vita media in pensione dovrebbe durare 25/30 anni al massimo, il risultato di Bengen con un prelievo del 4% può andare ancora bene perché il portafoglio non si azzera mai prima dei 35 anni (almeno considerando i dati di rendimento dal 1926 al 2004). Questo vuol dire che anche con un prelievo del 4% il primo anno, corretto poi anno per anno per il tasso di inflazione, il pensionato può avere la ragionevole certezza di non terminare i suoi fondi prima di passare a miglior vita.
Quando poi Bengen è passato ad analizzare gli scenari con un prelievo del 5%, corretto via via per l’inflazione, sempre su un portafoglio 50/50, ha constatato che c’erano diversi casi in cui il portafoglio si azzerava a 20 anni. Ma 20 anni sono pochini se l’aspettativa di vita dopo la pensione parla anche di 25 o 30 anni. Perciò un tasso di prelievo del 5% iniziava a non dare più garanzie ragionevoli di non restare senza soldi nel bel mezzo degli anni della pensione.
E lo stesso tipo di risultati li ha ottenuti variando le percentuali di allocazione del portafoglio, 55/45, 60/40, 65/35, 70/30 ottenendo risultati pressoché sovrapponibili a quelli del portafoglio 50/50.
Tutto ciò ha portato Bengen a stabilire che un prelievo del 4% dà una ragionevole certezza al pensionato di non restare senza soldi nel suo portafoglio per tutta la durata della sua vita residua in pensione, indipendentemente da come il mercato distribuirà i suoi rendimenti nel corso del tempo.
Questa regola fornisce, pertanto, una soluzione semplice ad un problema complesso come quello di evitare di restare senza soldi durante la pensione.
Basta calcolare il 4% del portafoglio iniziale nel momento in cui vai in pensione per determinare la somma da prelevare il primo anno. Poi, per gli anni successivi, preleverai quella stessa cifra rivalutata per il tasso di inflazione registrato nell’anno precedente.
Così se vai in pensione con un portafoglio di 800.000€, il primo anno preleverai il 4% di 800.000€, ovvero 32.000€. Il secondo anno preleverai 32.000€ corretti per il tasso di inflazione registrato l’anno prima. Se supponiamo che il tasso di inflazione sia del 3% allora il secondo anno preleverai 32.960€. Il terzo anno preleverai 32.960€ rivalutati per il tasso di inflazione dell’anno prima (supponiamo il 2,5%) e quindi 33.784€ e così via di anno in anno.
Conclusioni
La regola del 4% ad oggi rappresenta la soluzione migliore al problema di non ritrovarsi a corto di soldi durante il periodo della pensione e, quindi, in fase di decumulo del portafoglio.
Per essere ancora più sicuro, potresti ridurre leggermente il prelievo negli anni meno buoni, cioè quelli in cui i mercati azionari crollano, per compensare il brusco calo. Oppure potresti pensare di ridurre il prelievo iniziale al 3,5% da rivalutare poi ogni anno in base all’andamento dell’inflazione, in modo da aggiungere un ulteriore margine di sicurezza al tuo piano di prelievi.
Intanto ti ringrazio per aver letto il mio post e ti do appuntamento al prossimo!
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