Mi piace molto la musica.
La ascolto da che ne ho memoria e grazie ai miei genitori posso dire di conoscere abbastanza bene la musica italiana degli anni ’60 che, pur non avendo vissuto quegli anni direttamente, secondo me è anni luce avanti rispetto alle proposte musicali attuali.
Basti pensare ad artisti come Battisti, De Andrè, Tenco, Lauzi e tanti altri che resteranno immortali, visto che la loro musica si ascolta ancora oggi.
Crescendo ho maturato le mie preferenze in ambito musicale che, nonostante mi piacciano quasi un po’ tutti i generi, restano molto rock e sbilanciate verso i classici del genere come gli AC/DC, Queen, Led Zeppelin, Guns n’ Roses, U2, Scorpions e tanti altri, insieme ai miei preferiti italiani Vasco, Ligabue e Nannini.
Per questo, sia in casa che in auto la musica che pompa dalle casse è pressochè vecchia musica, a parte gli album recenti di qualche vecchio cantautore o gruppo che mi piace.
Sono consapevole di essere rimasto un po’ indietro musicalmente parlando, visto che i nuovi generi e i nuovi artisti non riesco proprio a farmeli piacere.
E questo non mi sorprende più di tanto per me che sono un figlio della Generazione X nato a metà degli anni ’70 e amante di tutto ciò che musicalmente è made in ’80s e ’90s.
Quello che invece mi sorprende è che moltissimi nati nelle generazioni successive alla mia ascoltino e apprezzino la stessa musica che ascolto io, cioè in gran parte precedente agli anni 2000.
E questo lo vedo anche dalle folle di giovanissimi che gremiscono i concerti di gruppi e cantanti che io adoro e che hanno più di 30 anni di carriera alle spalle.
Non ho dati precisi per potermi esprimere con sicurezza, anche se c’è qualche ricerca al riguardo, ma dando uno sguardo ai provider di musica in streaming come Spotify, il numero di ascolti di musica vecchia di almeno un ventennio sono altissimi. E non posso credere che siano tutti 40/50-enni nostalgici a fare quei numeri, visto che Spotify è il regno degli under-35 (leggi qui e qui).
Ora, io non sono un esperto o un critico musicale e non saprei dire se la vecchia musica è migliore della nuova o viceversa, ma il fatto che la vecchia musica e i vecchi artisti continuino ad essere ascoltati ed apprezzati anche dai giovani vuol dire che la musica se è bella piace sempre.
Sia essa vecchia o nuova e indipendentemente da quanto possa essere creativa o sperimentale: se è bella è molto probabile che abbia successo anche se ha una struttura musicale semplice e ordinaria.
Ma tutto ciò è vero anche nell’investimento, dove la semplicità, la linearità, l’essere convenzionali alla fine paga sempre, soprattutto nell’investimento a lungo termine.
Per chi investe a lungo termine ritengo che una tradizionalissima routine di investimento con acquisti costanti e ripetuti nel tempo su ETF ben diversificati e a basso costo, coerente con i propri obiettivi finanziari, sia la scelta vincente ancora oggi come lo è stato in passato.
In futuro molto probabilmente continuerà ad essere così, ma il futuro è incerto ed io, come tutti i comuni mortali, non posso prevedere un bel niente.
Ma l’esperienza e l’analisi mi ha fatto maturare 4 semplici certezze nell’investimento che, come la vecchia buona musica, sono sempre valide a prescindere dalle stagioni.
E cerco di rifugiarmi in queste 4 certezze soprattutto in momenti molto incerti come questo in cui, tra guerre, crisi energetica, debito mondiale che sta esplodendo e recessioni chiamate ormai ogni giorno da ogni parte, è difficile restare lucido, freddo e seguire il mio piano finanziario e di investimento.
Ecco di seguito queste 4 certezze.
Il mercato azionario normalmente va su
Nel lungo termine l’investimento nel mercato azionario si è rivelata la scelta vincente.
Considerando l’indice S&P 500, non c’è mai stato finora un periodo uguale o superiore a 20 anni in cui l’investimento in azioni abbia perso valore. Certo, questo non vuol dire che sarà sempre così in futuro, ma le probabilità sono tutte a nostro favore.
Dal 1928 al 2021 lo S&P500 è cresciuto a un ritmo del 9,6% medio annuo, dividendi inclusi, e in 32 degli ultimi 42 anni è stato positivo, il 76% delle volte, e soltanto in 3 degli 8 anni in cui il mercato si è chiuso in negativo la perdita è stata superiore al 10%.
Ma perché accade questo? Perché il mercato azionario tendenzialmente va sempre su?
Perché il mondo, la società, l’economia vanno comunque sempre avanti.
Le aziende innovano continuamente, vendono più prodotti e servizi ad alto valore, fanno più profitti e, perciò, i dividendi e il valore delle loro azioni crescono di conseguenza.
E finora gli utili delle aziende americane sono cresciuti di oltre il 7% all’anno e per ora non vedo ragioni perchè non debbano continuare a crescere, almeno finché cresce la popolazione mondiale e vengono venduti prodotti e servizi sempre innovativi.
E questo accade dappertutto nel mondo, forse in maniera meno lineare e meno eclatante che non negli Stati Uniti d’America, ma il trend di lungo periodo punta sempre in alto a destra.
Qualche volta il mercato azionario va giù
Noi esseri umani siamo molto volubili, emotivi, sconclusionati e a volte perfino irrazionali nelle nostre decisioni, anche quelle d’investimento.
E siccome i mercati azionari sono una creazione dell’uomo, ne rappresentano lo specchio e ne riflettono tutti i pregi e, soprattutto, i difetti. Pertanto, anche i mercati, come gli uomini, sono estremamente volubili, emotivi, sconclusionati e irrazionali.
Perciò può accadere che alle volte la paura, l’incertezza per il futuro imperscrutabile, il pessimismo prendano il sopravvento sulla ragione e sull’evidenza dei fatti e quindi i mercati scendano.
Ma come ci ha suggerito M. Housel ne La Psicologia dei Soldi, i ribassi di breve termine del mercato rappresentano solo il costo del biglietto da pagare per godere dei rendimenti nel lungo periodo.
Se in futuro non ce la caveremo, i soldi saranno di sicuro l’ultimo dei problemi
Da che mondo è mondo la società e l’economia sono sempre andate avanti, in un modo o nell’altro.
Guerre, carestie, pandemie, recessioni, depressioni, iperinflazione, crisi geopolitiche sono sempre esistite e sempre esisteranno ma, nonostante ciò, siamo sopravvissuti e siamo andati avanti per la nostra strada.
A volte solo con qualche ferita, altre davvero malconci, altre ancora quasi distrutti ma, in un modo o nell’altro ce la siamo sempre cavata.
E ce la caveremo sempre anche in futuro.
Può darsi anche che mi sbagli, perché come ho ribadito sopra il futuro non lo conosco affatto, ma in quel caso credo che avremo pensieri molto più seri ed impellenti che non quello di che fine hanno fatto i nostri soldi.
Quindi è sempre meglio investire con coraggio, moderato ottimismo e fiducia nel futuro perchè il mondo andrà sempre avanti.
Se non investi hai già perso in partenza
Puoi anche scegliere di non investire, nessuno ti obbliga, ma se non lo fai l’unica certezza che hai è di aver già perso.
Il solo il fatto di essere esposto e senza difese nei confronti dell’inflazione ti da la certezza che il tuo denaro perda di media un 2/3% secco all’anno.
Non investire è l’unico modo che conosco, a parte dare la carta di credito a mia moglie ( 😀 ), per distruggere con matematica certezza denaro e ricchezza.
Investire comporta rischi, è vero. Ma è pur vero che nel lungo periodo il mercato cresce sempre, anche se i rischi si riducono sensibilmente senza scomparire mai definitivamente. E per rischio non intendo la volatilità di breve termine, ma quello di non raggiungere gli obiettivi.
Investendo, al costo di una piccola dose di rischio che ti stai accollando, ti stai esponendo ad un’elevata probabilità di vincere nel lungo termine, di realizzare gli obiettivi di vita e di investimento prefissati e di incrementare la ricchezza tua e della tua famiglia.
Concludendo, il futuro è incerto, spesso è benevolo, qualche volte cupo, ma in ogni caso siamo sempre andati avanti cavandocela in qualche modo e così sarà anche domani.
L’importante è avere delle certezze ed aggrapparci ad esse qualunque cosa accada lì fuori.
Grazie per aver letto il mio post!
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